Bollettino informativo non periodico della Comunità cristiana di base Viottoli
Distribuzione gratuita — Pinerolo (To), 30/12/2015
LE EUCARESTIE
DOMENICA 3 gennaio ore 10 – a cura di Antonella, Lella e Domenico
DOMENICA 17 gennaio ore 10
DOMENICA 31 gennaio ore 10
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GRUPPO BIBLICO
Nel gruppo biblico, che si incontra ogni martedì sera alle ore 21 a casa di Carla e Beppe, stiamo leggendo e riflettendo sugli interventi che Enrico Peyretti, Antonietta Potente e Giovanni Franzoni hanno fatto durante l’incontro regionale di fine ottobre, e su quello di Ina Praetorius alla giornata dell’economia solidale il 6 giugno scorso in piazza Duomo a Pinerolo (li trovate pubblicati su Viottoli 2/15 che avete appena ricevuto). A metà gennaio incominceremo la lettura del Vangelo di Giovanni.
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ASSEMBLEA DI COMUNITA’
Domenica 17 gennaio, al mattino, dopo la celebrazione eucaristica. Seguirà il pranzo comunitario.
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GRUPPO RICERCA
Giovedì 14 e 28 gennaio, alle ore 21, come sempre a casa di Paola ed Elio a Miradolo di S. Secondo. In gennaio concluderemo la lettura del libro Le società matriarcali di Heide Goettner Abendroth. Proseguiremo gli incontri leggendo il libro “Donne sciamane” di Morena Luciani, Ed.Venexia. Sono letture estremamente interessanti: il gruppo è aperto per chiunque volesse coinvolgersi.
Carla e Beppe
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GRUPPO DONNE
Non abbiamo ancora scelto le date per il mese di gennaio.
Corso “Donne che leggono la Bibbia”: continuano gli incontri alla Cascina Roccafranca di Torino; il 20 gennaio (dalle 17 alle 18,30) il tema sarà “Rut e Noemi”, introdotto da Carla.
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RINNOVIAMO IL NOSTRO ABBRACCIO GRANDE…
… e un augurio affettuoso per un 2016 sereno a tutte le nostre amiche e a tutti i nostri amici che per i motivi più vari non sempre possono partecipare alla vita della comunità;
a tutte le amiche e a tutti gli amici che abbiamo incontrato nel corso del 2015 e con cui abbiamo scambiato pensieri e parole in libertà e condivisione;
alle amiche e agli amici che soffrono per qualche problema di salute e a cui non sempre siamo capaci di donare tempo e compagnia: vi abbiamo nel cuore!
alle DONNE e agli UOMINI delle CdB del Piemonte e d’Italia;
a tutte le donne dei vari gruppi con cui siamo in contatto;
a tutti gli uomini che camminano sui sentieri della trasformazione della propria maschilità: anche se non ci credono e non lo pensano, il loro cammino è profondamente evangelico…
a tutte le donne e a tutti gli uomini del mondo: l’umanità è l’unica grande comunità di base… impariamo a rispettarci e a camminare insieme per costruire cieli nuovi e terre nuove!
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GRUPPO MEDITAZIONE
Ci troviamo ogni venerdì al Fat, vicolo Carceri n° 1 dalle 20 alle 21,30. I nostri incontri prevedono una meditazione guidata di circa un quarto d’ora seguiti da una meditazione silenziosa di un altro quarto d’ora. Poi proseguiamo con la lettura di un testo di Corrado Pensa “La tranquilla passione” condividendo dubbi, comprensioni esperienziali e domande aperte a risposte personali e non sempre immediate. I testi per suscitare le riflessioni e gli approfondimenti sono scelti dal gruppo.
Se sei interessata/o puoi presentarti direttamente al Fat, se invece vuoi più informazioni, chiama il numero di Maria Capitani.
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COLLETTA DI NATALE PER IL CUAMM
Anche quest’anno, durante l’eucarestia di Natale, abbiamo fatto una colletta per continuare a sostenere il CUAMM – Medici con l’Africa Gruppo Piemonte onlus.
Abbiamo raccolto finora € 325.00. Aspettiamo qualche giorno prima di versarli, per dare del tempo a chi volesse ancora contribuire (rivolgetevi a Carla o a Domenico).
NOTIZIE
Da Medici con l’Africa CUAMM abbiamo ricevuto due lettere alla vigilia di Natale. Nella prima scrivono che “il 7 novembre 2015 la Sierra Leone è stata finalmente dichiarata Ebola-free. (…) Ebola è passata. Noi siamo ancora qui”. In Sierra Leone il CUAMM opera nel principale ospedale materno-infantile della capitale Freetown, con farmaci, attrezzature, medici specializzati e attività di formazione.
Nella seconda lettera ci parlano del Sud Sudan dove, “malgrado le condizioni di instabilità al limite della guerra civile, le attività degli ospedali di Yirol e di Lui continuano e contribuiscono a mantenere delle oasi di tranquillità, dove il personale sanitario locale, affiancato dai nostri medici, infermieri e tecnici, continua a lavorare e permette così alla popolazione di affluire col suo carico di malattie e preoccupazioni”.
PROPOSTA-INVITO
Il nostro amico dottor Marco Pratesi ha accolto l’invito a venire, una domenica pomeriggio, a raccontarci la sua esperienza personale diretta con i Medici con l’Africa. Appena avremo concordato la data ve ne daremo immediata comunicazione.
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COLLEGAMENTO NAZIONALE CDB
Nell’incontro del 12 e 13 dicembre scorso abbiamo definito il tema per il prossimo convegno nazionale che si terrà dal 23 al 25 aprile 2016 a Verona: “Al tempo di Francesco si aprono nuovi cammini di liberazione per le comunità cristiane e per la società?…”. Nell’assemblea di comunità approfondiremo il dettaglio del programma. Il prossimo collegamento nazionale è convocato per i giorni 13 e 14 febbraio 2016 a Bologna.
Beppe
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CDB DEL PIEMONTE
Dopo la positiva riuscita dell’incontro del 24 ottobre con Franzoni, Peyretti e Potente, il coordinamento regionale cdb si è trovato, al momento, in difficoltà a decidere quale fra i vari temi proposti potesse essere argomento del prossimo incontro regionale.
Chi ha potuto partecipare alla riunione ha però registrato il desiderio, che ci pare diffuso, di fare il punto sulle cdb e sul nostro movimento, ripensando per così dire “con calma” al senso ed alle priorità del nostro essere comunità oggi, davanti ad un mondo che cambia in fretta e che ci pone sfide sempre più complesse, e davanti ad una chiesa dalle sfaccettature altrettanto nuove.
Per questo, e per non lasciare ancora in sospeso un confronto di cui ci sembra tornare periodicamente l’esigenza, la proposta è quella di realizzare un momento di confronto, sotto forma di collegamento regionale “allargato”, cioè con una partecipazione di tre, quattro, cinque persone per comunità, su un tema che potrebbe definirsi in questo modo: “Ripensare l’essere comunità e movimento oggi, davanti ai cambiamenti ed alle sfide del tempo presente ed in un momento di grandi trasformazioni; quali compiti e quali priorità vogliamo darci, quale movimento vogliamo costruire”.
L’incontro è previsto per venerdì 22 gennaio 2016, dalle 18 (puntualissimi) alle 20, con cena subito dopo per chi può e desidera fermarsi (con il consueto metodo del ciascuno-porta-qualcosa) a Torino, presso l’associazione Opportunanda in via S. Anselmo 28 (Metro: Marconi; parcheggio: p.zza M. Cristina, sotterraneo).
Carlo, Francesco, Memo, Silvano e Cesare
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EDUCARCI ALLA PACE – USCIRE DALLA GUERRA
Dopo la serata di venerdì 11 dicembre scorso, svoltasi al Teatro del Lavoro di Pinerolo, sul tema “E’ possibile uscire dalla guerra o è proprio vero che non c’è alternativa?”, le persone ritrovatesi il giorno 14 dicembre hanno deciso di continuare la serie di incontri, com’era stato prospettato all’inizio della vita del gruppo stesso. La proposta per il prossimo incontro pubblico è, più o meno: “Come le religioni si pongono nei confronti delle guerre?”. Si è pensato di farlo a fine febbraio 2016, chiedendo un locale volutamente clericale, o cattolico o valdese.
Si è anche cercato di capire se la cadenza quindicinale degli incontri è sostenibile o può costituire difficoltà per qualcuno/a. Di questo e di altro si potrà parlare nella prossima riunione, convocata per il giorno lunedì 11 gennaio, alle ore 17,30, in via Città di Gap 13. L’invito è aperto a chiunque abbia desiderio di partecipare.
Luciano e Domenico
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VIOTTOLI
E’ arrivato il n. 2 del 2015 del nostro semestrale Viottoli. Su questo numero trovate:
Redazionale: Guerre. Non è una questione di religioni…
Letture bibliche: Introduzioni preparate dal gruppo biblico settimanale ai libri di Qohelet e di Giobbe; riflessioni di chi cura la predicazione durante le assemblee eucaristiche della comunità
Preghiere personali
Teologia, politica e cultura:
Chiesa di base che cammina. Testimonianze di Giovanni Franzoni, Antonietta Potente ed Enrico Peyretti.
La spiritualità della fraternità Anawim di Lilia Sebastiani
Santippe. La conosci? di Ina Praetorius
Chiese, anime, corpi: di donne e di uomini di Paola Cavallari
La passione della differenza sessuale di Chiara Zamboni
Migrazioni che si incrociano di Elisa Ferrero
Così misteriosamente diversi di Alberto Fierro
Recensioni e segnalazioni
Ringraziamo tutti/e coloro che tramite email e telefono ci contattano e per gli apprezzamenti che riceviamo. Vi invitiamo a collaborare mandandoci articoli, riflessioni, preghiere, recensioni…
Ricordiamo la quota associativa: 25,00 € (socio ordinario) – 50,00 € (socio sostenitore); oppure potete versare un contributo libero utilizzando il ccp n. 39060108 intestato a: Associazione Viottoli – via Martiri del XXI, 86 – 10064 Pinerolo (TO) o con bonifico bancario: IBAN: IT 25 I 07601 01000 000039060108 BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
Vi invitiamo inoltre a richiedere copie saggio gratuite del nostro semestrale (per informazioni: viottoli@gmail.com). Sono disponibili alcune raccolte complete con tutti i numeri della rivista dal 1992 a oggi.
Sul nostro sito https://www.cdbpinerolo.it cliccando su VIOTTOLI —> ARCHIVIO DEI NUMERI ARRETRATI trovate, e potete scaricare gratuitamente, tutti i numeri in formato *.pdf dal 1998 al 2014.
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CHE MERAVIGLIA!
In questi giorni, pensando al primo piano da scrivere, ero incerta su quale tema riflettere. La situazione attuale non manca certo di spunti per l’approfondimento: guerra, terrorismo, protocollo d’intesa sul clima, corpo delle donne “in affitto”, giubileo…
Ma scelgo di condividere con voi il racconto e le emozioni di alcuni momenti che ho vissuto, perchè vi ho letto motivi di grande speranza.
Stavo accompagnando una donna migrante presso i Servizi Sociali della mia città, perché la condizione socio-economica della sua famiglia è piuttosto problematica e non le permette, ad esempio, di accendere il riscaldamento e di fare regolarmente la spesa. Siccome non conosce ancora la nostra lingua, capivo bene il suo desiderio di non trovarsi da sola di fronte a persone operanti nelle istituzioni. La signora dello sportello ci ha comunicato che mancavano alcuni documenti e che i Servizi non potevano prendersi in carico la sua famiglia (hanno un bimbo di un anno).
Dovevamo quindi, il mattino dopo, andare all’ufficio anagrafe della città per acquisire i documenti mancanti, ma io ero in difficoltà, avendo già un impegno non rinviabile. Ed ecco che una donna lì presente, che non conoscevo, sentendomi manifestare quella difficoltà, si è fatta avanti e mi ha detto: “Se lei non può, guardi che io posso!”. Detto, fatto. Si è presa a cuore la situazione ed ha iniziato una fruttuosa collaborazione. Che meraviglia!
Ma non è finita… Una commessa della farmacia in cui l’avevo accompagnata per un farmaco, quando le ho chiesto se per caso avessero dei campioni-omaggio di pappe per il bambino, ha risposto di no, ma poi ci ha raggiunte presso la porta di uscita e ci ha detto di scegliere un prodotto, che lo avrebbe pagato lei. Ecco un altro dono!
L’ultimo episodio è di questa mattina: una donna, che parla sia l’italiano che la lingua dell’altra donna, si è data disponibile a fare da interprete per capirne meglio le necessità e per spiegarle come fare per acquisire la documentazione utile a tamponare al meglio la situazione. Che bello sentirle parlare la loro lingua e vederle sorridersi!
Ecco, mi sono detta, quanta bontà c’è al mondo, quanti cuori si lasciano contagiare dalla solidarietà e dall’amore, quanto è importante costruire reti di relazioni nella quotidianità! Sono questi gesti, questi incontri, queste pratiche, a trasformare in meglio la società, a darci speranza che un mondo giusto, in pace, a misura di tutti e tutte si possa veramente costruire.
Se vediamo nel diverso e nella diversa da noi non un pericolo, ma un fratello e una sorella, l’orizzonte si amplia e il sole splende nel cielo!
Questo è l’augurio che faccio a voi e a me stessa: lasciare che sia l’amore a regolare le relazioni, e lasciare alla creatività di ciascuno e ciascuna di fare quello che può, con gioia e regalando un sorriso.
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Matteo 25, 35-40).
Carla Galetto – per il Primo Piano del sito nazionale Cdb
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COS’E’ LA R.E.S.?
Sta per Rete dell’Economia Solidale. Si sta consolidando in Italia per iniziativa di donne e uomini impegnate/i non solo in iniziative di produzione e di commercializzazione di cibo e servizi a Km zero, nel rispetto di Madre Terra e di relazioni eque e solidali… ma anche nel tentativo di far capire alle Istituzioni che si tratta di una forma importante dell’economia, di cui devono tener conto e che sono invitate a sostenere con adeguati provvedimenti legislativi.
La Rete Nazionale si articola in Distretti Locali: per questo l’associazione Direfarecosolidale (a cui aderiscono la nostra Cdb, Viottoli e Uomini in cammino) sta proseguendo iniziative anche di riflessione per far crescere sul nostro territorio la consapevolezza e la cura di questa “forma” di relazioni economiche: dove “economia” non è sinonimo di capitalismo finanziario e commerciale, ma piuttosto di “governo solidale della casa comune”. Come ce ne ha parlato Ina Praetorius il 6 giugno scorso in piazza Duomo a Pinerolo.
A proposito: il testo integrale dell’intervento di Ina lo trovate sul n. 2/15 di Viottoli, che vi è arrivato a casa con i doni di Natale o vi arriverà con la calza della Befana…
Beppe
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LA SAGGEZZA SECONDO CAVADI
E’ stato un incontro ricco e stimolante quello del 29 dicembre scorso con Augusto Cavadi: non solo per le suggestioni che ci ha trasmesso parlando di “spiritualità laica”, ma anche per la partecipazione di quasi 50 tra uomini e donne di provenienze diverse e con cui, da quella sera, siamo consapevoli di essere in cammino su una strada comune di ricerca e di vita. Ed è una gran bella sensazione!
E’ impossibile entrare nel merito dei contenuti dell’incontro né, tantomeno, del libro che ne è stato lo spunto: se qualcuno/a scriverà le proprie riflessioni saremo felici di pubblicarle per farle circolare. Mi limito ad augurare, a chi ci legge, un anno di esercitazioni a pratiche di saggezza nello spirito con cui Cavadi intende la pratica filosofica: “A che serve la filosofia?” si chiede nella presentazione (p. 17), e risponde, con Aristotele: “La filosofia serve a nulla, serve nessuno. Non è schiava”. Piuttosto chiediamoci “se sia un’attività irrilevante, senza radici nella vita e senza effetti sulla storia, oppure se, al contrario, abbia un valore intrinseco e comporti delle conseguenze per gli individui e per le collettività”.
Dall’intervento di Augusto e dallo scambio di pensieri e parole tra lui e i/le partecipanti all’incontro credo di poter affermare che “filosofare”, cioè “riflettere e pensare con radicalità”, sia una pratica indispensabile per il benessere di ciascuno/a e della comunità umana in ogni sua articolazione.
Il libro è: Augusto Cavadi, MOSAICI DI SAGGEZZE. Filosofia come nuova antichissima spiritualità, Ed Diogene Multimedia, Bologna 2015, € 25.00.
Ne abbiamo ancora due copie a disposizione, in vendita a € 15.00.
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E’ MORTO JOSÉ RAMOS REGIDOR – TEOLOGO DELLA LIBERAZIONE E FONDATORE DI COM NUOVI TEMPI
Anna Maria Marlia e Fausto Tortora
Confronti, 11 dicembre 2015
Dopo una lunga e odiosa malattia José Ramos Regidor ci ha lasciati. Erano ormai diciassette anni che i lettori e gli amici di Confronti non leggevano più un suo scritto: aveva fatto parte della redazione di Com, poi dell’avventura Com-Nuovi tempi e infine di Confronti. Veniva anche dall’esperienza di I-doc, rivista internazionale e centro di documentazione sul post-Concilio Vaticano II. Ma, soprattutto, veniva da quel gruppo di salesiani “disobbedienti” (Girardi, Lutte, Gutierrez, Bellerate…) che, agli albori degli anni ’70, avevano animato il Pontificio Ateneo Salesiano di Roma con le loro proposte di riforma dell’ordine e della Chiesa cattolica.
Il primo lavoro di Ramos fu un ponderoso volume, con tanto di imprimatur, dedicato significativamente ad una rilettura critica del sacramento della penitenza, nel quale si sottopone questo sacramento ad una lettura storico-critica attraverso i secoli e che per molti rivelò che realtà, ritenute immutabili, erano sostanzialmente dipendenti dalle dinamiche di potere e di controllo esercitate a tutti i livelli dai sacerdoti, in quanto deputati al sacro.
Successivamente i suoi interessi di teologo militante si spostarono verso la Teologia della liberazione, sulle orme dei lavori di Gutierrez: di questa fu divulgatore originale e appassionato. Nell’approfondimento della Teologia della liberazione incontrò – con qualche decennio di anticipo rispetto all’attuale pontefice romano – l’ecologia e coniugò questo paradigma con l’esigenza della giustizia, soprattutto a partire dai popoli del Sud del mondo, marginali e impoveriti dalle dinamiche dello sviluppo capitalistico.
Chi, come noi l’ha conosciuto, quasi cinquant’anni fa, sa che la sua vita non è stata semplice né priva di difficoltà materiali, a partire dagli anni difficili dell’infanzia e dell’adolescenza in un piccolo paese dell’Estremadura. L’incontro con la nostra amica Maria Paola gli ha però regalato anni sereni in cui si è riconosciuto, anche attraverso la curiosità di entrambi, con mondi e persone diverse, come Alex Langer incontrato nel corso del suo ultimo impegno di sensibilizzazione politico-culturale: la Campagna Nord/Sud.
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RICOMINCIARE A TESSERE. LA VOCE DI GAIA ESCE DAL SILENZIO
Cristina Mattiello
Adista n. 39 del 14 novembre 2015
C’è una voce, a lungo «costretta al silenzio dalla voce maschile», una voce che è altra dalle innumerevoli voci di donne altrettanto costrette al silenzio nei secoli, ma che tutte le accoglie, le comprende e in qualche modo le origina. È la voce di Gaia, una voce che, come afferma la teologa cattolica statunitense Rosemary Radford Ruether, «non si traduce in leggi o in conoscenza intellettuale, ma ci chiama alla comunione con tutte le creature». Solo ascoltandola possiamo guarire: curare la Terra per curare noi stessi. L’ecoteologia femminista, come il femminismo stesso, il pensiero ecologico e la Teologia della Liberazione, che sono le sue fonti, è di per sé plurale, una diversità di linee di ricerca in fieri che travalicano i confini spaziali e quelli tra le religioni e si intersecano nell’elaborazione teorica e nel vissuto reale dei gruppi di donne. Con un fondamento comune: il nesso privilegiato tra donna e natura.
L’approccio storico include, in una dimensione simbolico-mitica, la fase arcaica del regno delle dee primordiali, di cui molte ricercatrici ecofemministe hanno voluto individuare anche tracce concrete nei resti archeologici di antichissime civiltà matrilineari. È il tempo di Cronos, a cui le donne possono attingere per ritrovare i miti «ginocentrici» (Mary Daly), le storie archetipiche in cui si manifesta la forza del femminile, l’energia cosmica creatrice il cui simbolo è l’Albero della Vita, la Dea stessa. Ma il potere maschile, anche quello religioso, ha trasformato l’albero in una croce per le donne che sono vissute e vivono nel tempo umano e violentato la natura stessa con il suo sfruttamento distruttivo.
Come è potuto succedere? Tutta la teologia femminista, in un percorso avviato già dalla Women’s Bible alla fine dell’Ottocento, ha ripercorso la storia della cultura occidentale e della religione ebraico-cristiana alla luce della dialettica uomo/donna, per rintracciare le cesure che progressivamente hanno relegato la donna in un’umiliante subalternità.
Rosemary Radford Ruether per prima ha organizzato questo grande affresco interpretativo. Le società neolitiche, afferma, vedevano «l’individuo e la comunità, la natura e la società, il maschio e la femmina, le divinità della Terra e gli dei del cielo in una prospettiva totale di rinnovamento del mondo»: un insieme organico e al suo interno paritario. Il primo nodo è nell’Antico Testamento. Mentre i Profeti agivano guardando a un «rinnovamento paradisiaco della Terra e della società» che non includeva l’oppressione, lo jahvismo proietta questa idea nella concretezza della storia, spezza violentemente il legame con la natura e, cambiando perfino il racconto della creazione nella Genesi – tema di fondo di tutta la teologia femminista –, cancella la memoria stessa del potere femminile: Javhè è il Dio maschile che fonda il patriarcato, la donna nasce dalla costola di Adamo e, nel sacrificio di Abramo, la madre Sara non ha neanche il diritto di essere presente. E «se Dio è maschio, il maschio è Dio» (Mary Daly).
Anche il mondo classico conosce un percorso di questo tipo. Dalla centralità della Dea-madre che si identifica con la Terra stessa, si arriva alla riorganizzazione della società nell’ottica normalizzatrice del maschile: le Eumenidi che ubbidiscono all’Aeropago sono il femminile istituzionalizzato e controllato che è l’unico lecito. Si definisce qui un dualismo portatore di sviluppi drammatici: la filosofia greca sancisce con Platone la dicotomia corpo/spirito e fonda con Aristotele una struttura gerarchica che include anche gli schiavi. La «“mente maschile dominante” – prosegue Radford Ruether – si appropria dei corpi degli altri come “strumenti”». Donne, barbari, schiavi e animali hanno un’unica funzione: essere «strumenti servili della mascolinità greca». Una scala inesorabile, con il Logos all’estremità superiore e la materia informe a quella inferiore. Nello sviluppo del cristianesimo la visione «anti-corporea e anti-femminile» è dominante, ma solo perché ha prevalso su quella autentica, rappresentata dalla figura di Gesù, che invece rivaluta in una prospettiva liberante la donna, il corpo e il femminile simbolico. Anche l’ascetismo, per l’ecoteologia, esprime una visione integrata, in cui Terra e corpo sono un tutt’uno, la materia è organica e lo sfruttamento condannato, nel sogno di un ritorno a una vita semplice e in armonia con tutti gli elementi del creato. E Francesco d’Assisi è sentito particolarmente vicino, come il «santo patrono della conservazione della Terra e dei diritti degli animali». Ma la linea vincente del pensiero medievale addirittura estremizza la visione negativa della natura, che viene maledetta e assimilata di fatto al Diavolo. Il “selvaggio” – le foreste, gli animali ma anche le donne – va ridotto all’impotenza o distrutto. Il calvinismo, con la scissione tra natura e grazia, approfondisce la dicotomia e prepara il terreno alla “rivoluzione scientifica”, con i suoi effetti devastanti. Bacone, osserva Ruether, usa un linguaggio da Tribunale dell’Inquisizione per descrivere i processi di ricerca: la natura deve essere messa alla prova e «costretta a cedere i suoi segreti», chiusa in laboratorio in condizioni di particolare pressione. È una natura che ricorda il femminile, una natura da «“penetrare”, conquistare, forzare a cedere», caduta nel peccato con Eva, e che «attraverso la conoscenza scientifica sarà restituita al dominio del maschio quale rappresentante di Dio sulla terra». Cartesio, affermando un dualismo radicale tra la mente e la materia inanimata e meccanica, crudelmente arriva a vedere gli animali come automi, aprendo la via alla giustificazione degli esperimenti dolorosi e della vivisezione, nei quali «le grida e i contorcimenti degli animali sono meri riflessi meccanici».
Le correnti più radicali dell’ecoteologia tendono a evidenziare le responsabilità della religione cristiana nella strutturazione di tale gerarchizzazione oppressiva, perché essa ha dato una giustificazione teorica al sentirsi, da parte dell’uomo (maschio), “superiore” al resto della natura, invece che parte di essa. E perché, nella sua impostazione antropocentrica e specista, ha incoraggiato la visione dualistica col maschile nel polo del bene, della civiltà e del potere e la natura, la donna, i diversi, gli oppressi di tutto il mondo nel polo del male da dominare.
Anche le differenze sociali e geopolitiche, la povertà e il divario Nord/Sud, sono ascrivibili infatti a questo ordine simbolico: la natura devastata è fonte dell’impoverimento – fino ai limiti della sopravvivenza – di molti popoli, al cui interno le donne sono le più povere tra i poveri. Se riguardo a questi temi è stato sottolineato l’aspetto politico della ricerca ecofemminista, si è arrivati anche, superando le barriere tra le fedi e le culture, a quella che è stata definita dal sacerdote cattolico indiano Felix Widred un’«ecoteologia interreligiosa». E sono proprio questi nessi non solo simbolici ma anche concretamente vissuti all’interno di reti e movimenti a offrire una preziosa indicazione sulla via per curare noi stessi e la Terra. Più che di una nuova teologia c’è bisogno di una nuova cosmogonia, una “teocosmologia femminista”, in cui l’“io” rinuncia non solo alla sua superiorità ma anche alla sua stessa peculiarità: «La nostra affinità con tutte le creature della Terra ci collega oggi all’intera Gaia vivente» (Ruether, Gaia e Dio). Un nuovo approccio che non può partire che dalla donna, una «nuova donna per una nuova Terra» (Ruether), perché «paradossalmente l’identificazione maschilista delle donne con la natura ha creato una cultura che in questi tempi di attesa e di tessitura può rivelarsi una benedizione per il pianeta» (E. Green). «Tessitura», tessitura di quei nessi spezzati dalla violenza della visione patriarcale fondata sul dominio. «Weave and unweave, knot and unknot (…)», scrive Mary Daly; «Mi hai intessuto nel seno di mia madre», dice il Salmo (139,13b).
Elizabeth Green così descrive quest’opera di ricostruzione: «Il tessere significa superare le separazioni che hanno contraddistinto il nostro pensare sia filosofico che teologico; leggendo insieme l’Iddio che tesse, lo spazio in cui intesse e la creatura stessa, ho cercato di superare i vari binomi che hanno per troppo tempo dominato il nostro dire e il nostro fare e vorrebbero il femminile passivo e il maschile attivo, la donna ancorata al passato e l’uomo al futuro, il femminile collegato alla Terra e il maschile al cielo, per arrivare sia nelle profondità della Terra che nelle altezze del cielo, dove tali separazioni non hanno motivo di esistere». Curare Gaia è accostarsi a Dio madre nell’opera di tessitura e ricomposizione, come spiega M. Riensiru, una delle Madres de Plaza de Mayo, in una stupenda preghiera che Elizabeth Green riprende dedicandola «A tutte le tessitrici del mondo»:
Dio è seduta e piange.
La meravigliosa tappezzeria
della creazione
che aveva tessuto
con tanta gioia è mutilata,
è strappata a brandelli,
ridotta in cenci:
la sua bellezza
è saccheggiata dalla violenza.
Dio è seduta e piange.
Ma, guardate,
raccoglie i brandelli,
per ricominciare a tessere. (…).
Guardate!
Tutto ritesse
con il filo d’oro della gioia.
Dà vita a un nuovo arazzo,
una creazione
ancora più ricca,
ancora più bella
di quanto fosse l’antica! (…).
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Cristina Mattiello è insegnante e giornalista, americanista, autrice di “Le Chiese nere. Dalla religione degli schiavi alla Teologia della Liberazione” (Claudiana, 1993) e “Le frontiere della solidarietà: Chiesa cattolica statunitense e New Deal” (Bulzoni, 1994).
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GRUPPO UOMINI IN CAMMINO
Gli incontri del gruppo al FAT riprenderanno giovedì 7 e 21 gennaio 2016 con le consuete modalità.
La mostra fotografica “Riconoscersi uomini, liberarsi dalla violenza” è a disposizione di gruppi, associazioni e istituzioni che ce la chiedano. Basta telefonare al n. 0121/393053 oppure al 339/1455800 (Beppe) per concordare date e modalità di affidamento.
Ricordiamo infine agli uomini che leggono questo foglio che il nostro gruppo è sempre aperto a chi sente il desiderio di conoscerci o di coinvolgersi. Basta una telefonata per un contatto preventivo con uno di noi.
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PICCOLI GRUPPI-UOMINI CRESCONO…
Questo è un grande dono che ci facciamo a vicenda e che, insieme, facciamo al creato. Nel corso del 2015 (per quel che ne so io) sono nati in Italia altri 4 gruppi-uomini: a Palermo, a Viterbo, a Trento e a Pinerolo.
Quello di Pinerolo è composto da una decina di uomini, che hanno scelto di riunirsi ogni 15 giorni il mercoledì alle ore 21 nella sede dell’ARCI, in Stradale Baudenasca 17 (nel cortile di Stranamore e dell’ALP, per capirci). Prossimi incontri: mercoledì 13 e 27 gennaio.
Finché non sceglieranno, eventualmente, un nome diverso, chiameremo questo gruppo UinC.2.
Questo è anche un invito a chi volesse cominciare un cammino di riflessione e di cambiamento insieme a propri simili, imparando a raccontarsi a partire da sé, dalle proprie esperienze di vita e dai propri pensieri, e ad ascoltare, senza giudicare, i racconti altrui.
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PRESEPI E CROCIFISSI: POVERO GESU’! E POVERI NOI!…
“Si può essere cattolici e votare Lega?” chiede provocatoriamente Augusto Cavadi a chi prende in mano il suo libro Il Dio dei leghisti (ed. S. Paolo 2012). La risposta non può essere che affermativa: sì, si può, eccome! Perchè il cattolicesimo è una dottrina escludente, competitiva, fortemente identitaria, di stampo patriarcale, sviluppatasi in coerenza con quella mitica promessa divina all’imperatore romano: In hoc signo vinces! E da allora le grandi guerre di conquista l’Occidente cristiano e cattolico le ha combattute brandendo il crocifisso.
Ancora oggi – non solo chi vota Lega, ma quelli/e sì – tanti bravi cattolici e tante brave cattoliche vogliono respingere i barbari maomettani migranti perchè non rispettano il crocifisso… e neppure il presepio. Non importa che non sia vero: importante è urlarlo continuamente, fino a crederci. Venisse in mente, a qualcuno/a di loro, che Gesù è stato inchiodato su quella croce perchè predicava amore per gli stranieri, i lebbrosi, i bambini, gli esclusi… e si comportava con coerente accoglienza!
Dopo la sua morte in croce, anche il presepio, che mette in scena la nascita di Gesù, è diventato simbolo di un’umanità “benvoluta da Dio”, come cantano gli angeli in coro: “Pace in terra agli umani che sono oggetto della Sua benevolenza – che Egli ama”. “Quali sono gli uomini e le donne che Dio ama?” si è chiesto Luciano nell’eucarestia comunitaria di Natale; e ci ha suggerito: “Bisogna prima di tutto essere costruttori di buone relazioni, di pace… relazionandosi con gli esclusi, con i rottamati, con quelli che nessuno vuole come compagni di viaggio”.
Penso che, se da 1700 anni a questa parte papi, vescovi e preti avessero praticato e predicato con più coerenza l’invito evangelico all’amore, probabilmente il mondo oggi sarebbe diverso e migliore. O, per lo meno, ci sarebbe più chiaro il senso della croce e del presepio. Perchè così “il cattolicesimo reale”, come ci ha invitato ad esserne consapevoli Walter Peruzzi, sarebbe verosimilmente più coerente con l’esempio di Gesù che non con la dottrina patriarcale dei gerarchi. Probabilmente avremmo imparato a non brandire il crocefisso come fosse una spada, ma a meditare ogni giorno – o, almeno, ogni domenica – sulla vita di Gesù, imparando a memoria il ritornello: “Vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come ho fatto io” (Gv 13,15).
Beppe Pavan
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UN PADRE NON PATRIARCALE E’ POSSIBILE
E questa è una buona notizia: per figli e figlie, per le donne, per il mondo… e per noi uomini!
E’ una ricerca che mi coinvolge ormai da molti anni, alimentata e sostenuta soprattutto dal pensiero di tante donne e di uomini che, come me, continuano a riflettere sulla difficoltà di far davvero “morire il patriarcato”. I cambiamenti nelle relazioni tra donne e uomini sono innegabili, ma è ancora molto alta la cifra dei femminicidi e, in generale, delle violenze praticate da uomini sulle donne.
Elizabeth Green prosegue il cammino inaugurato – si fa per dire – da Mary Daly con Al di là di Dio Padre, offrendoci la sua proposta: “Come la teologia femminista ha messo in evidenza fin dall’inizio, le sacre Scritture rispecchiano le società patriarcali in cui sono nate. Tali realtà, con le loro diverse comprensioni del genere e dei ruoli che le accompagnavano, hanno fornito la materia prima: racconti, poesie, lettere, codici legali e altro di cui l’Antico e il Nuovo Testamento sono composti. Inoltre, sebbene lungo la storia le donne abbiano sempre interpretato per conto proprio i testi sacri, la lettura che a mano a mano si è imposta è stata compiuta da uomini radicati in istituzioni le quali riproducevano il governo dei padri. Infine, ricordiamoci che tale lettura è stata fatta attraverso la lente di formulazioni teologiche nate dall’incontro di diverse espressioni del patriarcato nell’ambito del cristianesimo nascente, della tradizione ebraica, della filosofia greca, dell’impero romano.
Alcune persone ritengono che il cristianesimo sia intrinsecamente patriarcale e che il governo dei padri sia veramente espressione della volontà divina. Ogni contestazione del ruolo del Padre sia nel cielo sia sulla terra (e nella chiesa) viene vista con timore e contrastata con rigore” (p. 69).
Tra chi non condivide tale idea c’è chi sceglie di “abbandonare il cristianesimo tout court”; chi sceglie di parlare di Dio non più “come il Padre totalizzante del patriarcato”; chi, come Elisabeth Johnson, “declina Dio al femminile”… Green segue una strada diversa, evidenziando che “D** detto Padre dalla tradizione cristiana non solo mette in questione l’ordine patriarcale, ma viene coinvolto in prima persona dalla destabilizzazione messa in atto dal linguaggio biblico. (…) Sebbene sia una manovra ad alto rischio, al Dio Padre totalizzante non opponiamo una Dea Madre bensì un D** che Padre non è, ma che permette a noi, donne e uomini, di essere madri, sorelle, fratelli e, perchè no, anche padri” (p. 70).
Io ho seguito con attenzione il percorso di Elizabeth Green e pur con le mie riserve sul suo modo di interpretare il testo biblico, condivido che “evidenziare la funzione genitoriale di Dio ci aiuta a spostare il discorso dalla maschilità ovvero dalla paternità. Abbiamo visto, infatti, che sia uomini sia donne sia persone senza alcun rapporto di parentela possono esercitare la funzione genitoriale verso la bambina o il bambino. Sebbene in termini diversi da quelli esposti da Recalcati, credo che la genitorialità di Dio possa accompagnare il divenire adulti di uomini e donne, i quali, a loro volta, possano esercitare quella funzione genitoriale di cui la nostra società ha bisogno” (p. 90).
Elizabeth E. Green, PADRE NOSTRO? Dio, genere, genitorialità. Alcune domande, Ed. Claudiana, Torino 2015, pp. 91, € 11,50.
Beppe Pavan
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