Bollettino informativo non periodico della Comunità cristiana di base
Distribuzione gratuita — Stampato in proprio c/o ALP, Via Bignone 89, Pinerolo (To) il 29/10/2012
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LE EUCARESTIE
(nella sede della comunità)
DOMENICA 4 novembre ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-sede
DOMENICA 11 novembre ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-FAT
DOMENICA 18 novembre ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-sede
DOMENICA 25 novembre ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-FAT
DOMENICA 2 dicembre ore 10 : prepara il gruppo del lunedì sera-sede
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ALTRI APPUNTAMENTI
ASSEMBLEA DI PROGRAMMAZIONE: Domenica 18 novembre, dalle ore 10,30 alle 12, subito dopo una breve celebrazione eucaristica. Si raccomanda la maggior partecipazione possibile. Seguirà, per chi può e lo desidera, il pranzo comunitario autogestito.
GRUPPO DONNE: Stiamo approfondendo i temi affrontati durante l’incontro nazionale “Primum vivere anche nella crisi: la rivoluzione necessaria. La sfida femminista nel cuore della politica”, (v. articolo pag. di questo foglio) che si è tenuto a Paestum il 5-7 ottobre scorso. Ci incontreremo martedì 13 e 27 novembre, ore 16,15, in sede.
GRUPPO BIMBEBIMBI: domenica 11 e 25 novembre ore 15, nella sede della comunità, continueremo a camminare insieme a Zena e alla sua tribù.
GRUPPO RICERCA: martedì 6 e 20 novembre, a casa di Paola Bertozzi ed Elio Tebaldini a Miradolo, continuiamo la lettura del libro “Quando Dio era una donna” di Merlin Stone, che ci impegnerà ancora per alcuni mesi (fino a Natale, presumibilmente) e poi leggeremo “Leggere il Corano a Roma” di Adnane Mokrani. Ricordiamo che il gruppo è sempre aperto alla partecipazione di chiunque.
GRUPPO “ELABORAZIONE DEL LUTTO”: Info: Franco e Franca (0121 69041 o 3880664588), Antonella (0121 321952) e Bianca (0121 321104).
GRUPPI BIBLICI SETTIMANALI: lunedì ore 21 in sede; lunedì ore 21 al FAT; martedì ore 10 in sede. Stiamo leggendo il libro del profeta Isaia.
LA SCALA DI GIACOBBE: Sabato 24 novembre, alle ore 16,30 presso la sede della Comunità di Base in C.so Torino 288 Pinerolo, svilupperemo i temi e le proposte emersi negli ultimi mesi all’interno del gruppo; definiremo inoltre la programmazione delle attività dei prossimi incontri. Alle ore 19,30 cena autogestita presso i locali del F.A.T., Vicolo Carceri 1. Alle ore 21 presso il salone della Parrocchia di San Lazzaro, via San Lazzaro 3, Pinerolo, proiezione del documentario “Transiti”, prodotto nel 2011 dalla RAI con la regia di Davide Tosco. Il film si pone l’obiettivo di raccontare, fuori dallo stereotipo e dallo stigma sociale spesso discriminanti, storie di tre persone in transizione di genere, due che passano dalla condizione di maschio a quella di femmina e una da quella di femmina a quella di maschio. Un viaggio doloroso attraverso cure di ormoni, preparazione psicologica e alla fine l’operazione chirurgica, con tutte le difficoltà, speranze per il futuro e progetti raccontati allo spettatore dalla viva voce dei protagonisti e senza l’ausilio di voci esterne. Al termine incontro con Alessandra Tria, uno dei tre protagonisti del film, con intervento di F.Barbero. La serata è aperta al pubblico, ingresso libero.
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ASSEMBLEA COMUNITARIA DEL 24 OTTOBRE 2012
Si è fatto accenno ad alcune iniziative in corso nella città: la teologa Antonietta Potente sarà presente a San Domenico sabato 27 ottobre e domenica 28. Inoltre il 23 novembre ore 21 presso i locali di “eataly” il Comune di Pinerolo promuove “una serata sulla violenza contro le donne”.
Dopo avere fissato i turni di preparazione delle eucarestie domenicali, si è riferito dell’incontro con l’assessora Zanoni rispetto alle varie iniziative in vista della giornata contro l’omofobia. Prossimo incontro del comitato “Pinerolo contro l’omofobia” il 30/10, alle ore 21 presso la sede Cdb. Dopo l’eucarestia breve della domenica 18/11 si farà la programmazione per dicembre.
Con novembre nei tre gruppi biblici inizieremo la lettura del Deuteroisaia (capp. 40-55) e proseguiremo con il Tritoisaia (capp. 56-66). E’ stato proposto di dedicare, al termine della lettura di Isaia, un incontro a gruppi riuniti per analizzare le citazioni di Isaia presenti nella letteratura evangelica.
Rispetto al collegamento regionale del 26 ottobre a Torino, la proposta di Carla è di proporre di affrontare alcuni problemi e disagi emersi da alcune persone nell’incontro di settembre.
Verranno a trovarci il 23-25 novembre dalla Svizzera Annik e Errico per incontrare la comunità.
La Scala di Giacobbe è stata invitata da SEL a due incontri (15 e 29 novembre, ore 21) per dialogare su “omosessualità e diritti”. Sabato 24 novembre presso il salone della parrocchia di San Lazzaro alle ore 21 la Scala di Giacobbe ha programmato la visione del documentario “Transiti”. Tale evento è preceduto dall’incontro delle ore 17 in Cdb (Corso Torino 288). Cena al FAT.
Verbale a cura di Fiorentina
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UN VIAGGIO IN ISRAELE E IN PALESTINA
Lunedì 22 ottobre scorso la nostra cdb ha avuto il piacere di ospitare due ragazzi ebrei di Torino, Alberto Fierro e Giovanni Jarre, che ci hanno raccontato incontri, impressioni e riflessioni intorno a un viaggio che hanno fatto nello scorso agosto in Israele e nelle zone palestinesi occupate.
Impossibile dare conto di quanto ci hanno raccontato. Erano presenti anche Beppe Scali, che ha una lunga esperienza di solidarietà con l’Associazione Salaam Ragazzi dell’Ulivo; e Bruna Laudi e Davide Terracini con i quali stiamo preparando un secondo incontro in occasione della Giornata della Memoria (27 gennaio).
Sottolineiamo solo due questioni emerse nel dibattito: la prima riguarda il “diritto alla terra promessa”, che dal dopo-guerra i governi israeliani affermano per giustificare la propria politica di occupazione violenta dei territori palestinesi; la seconda è una domanda che Alberto ha evidenziato più volte: perchè devo essere ebreo se non sono religioso? L’appartenenza all’ebraismo, che è una religione, è considerata un fatto “di sangue” e viene trasmessa dalla madre ebrea a figlie e figli, che non possono rinunciarvi anche se maturano scelte non religiose, non credenti, addirittura atee.
I prossimi appuntamenti, che abbiamo concordato con loro sono: lunedì 3 dicembre alle ore 17,30 in sede Cdb, con Bruna e Davide prepareremo l’incontro per la Giornata della Memoria, che faremo lunedì 28 gennaio 2013 a gruppi riuniti. Anche l’incontro del 3 dicembre è aperto a chi è interessato/a.
Beppe e Carla
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COLLEGAMENTO REGIONALE CDB
Venerdì 26 ottobre un nutrito gruppo di persone delle comunità piemontesi di Chieri, Pinerolo, Piossasco e Torino si è ritrovato per definire il tema del prossimo incontro regionale. La discussione è stata talmente ampia e “sentita” che non sono bastate le quattro ore dedicate (cena inclusa) per concluderla. Per questo il gruppo dei presenti ha deciso di ritrovarsi ancora a Piossasco (a casa di Cesare e Carla) giovedì 6 dicembre alle ore 18. E’ emersa la proposta di dedicare il prossimo incontro regionale al “Gesù storico” e si è verificato che una buona data potrebbe essere domenica 10 marzo. Sede e relatrice/tore sono ancora da stabilire. Appena avremo ulteriori informazioni vi faremo sapere ….
Francesco Giusti
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GRUPPO MEDIE (E GENITORI) PINEROLO-RIVALTA
Sabato 27 ottobre si è incontrato per la prima volta il gruppo “medie” Pinerolo – Rivalta, nato dalla confluenza del gruppo pinerolese con quello di Rivalta. Ci vedremo una volta al mese per sviluppare da varie angolazioni il tema “gli alberi nella Bibbia”. In parallelo all’incontro dei ragazzi/e alcuni genitori proseguiranno il cammino di riflessione biblica cominciato lo scorso anno dal gruppo pinerolese. Il prossimo incontro si terrà domenica 18 novembre alle ore 10 a Rivalta.
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UN ABBRACCIO A LUCA NICOLOTTI E ALLA SUA FAMIGLIA
Caro Luca,
Maria Ugo e Marika ci hanno tenuti costantemente aggiornati sul decorso della tua malattia. Continueremo a starti vicini con il pensiero, l’affetto e la preghiera. In attesa di farlo di persona, ti mandiamo un forte abbraccio da condividere con Daniela, Cristian e Giorgia.
La comunità di Pinerolo
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RICEVIAMO DALLA CDB DI PIOSSASCO
Carissime sorelle e fratelli
sollecitati da quanto emerso nel corso degli ultimi incontri di coordinamento regionale e dalle riflessioni nate e proposte dalle diverse “voci” e sensibilità presenti nel movimento, come comunità cristiana di base di Piossasco ci siamo più volte soffermati a riflettere su diversi aspetti della nostra vita di fede, di comunità, di movimento. Stiamo cercando di interrogare la nostra fede mettendo in gioco tanto il nostro vissuto comunitario quanto “l’immagine” che abbiamo del movimento nel suo complesso. Non siamo in grado di dare sufficiente organicità alla nostra riflessione, ma ci sembra di condividere alcune preoccupazioni di cui desideriamo mettervi al corrente nella speranza di provocare un dialogo costruttivo. Le riflessioni che seguono rappresentano, possiamo dire, un “pensiero condiviso” da parte della nostra comunità, anch’essa, per fortuna, attraversata da voci e sensibilità diverse, ma che sta tentando lo sforzo di capire su quali “fondamenta” riteniamo necessario costruire e vivere la nostra fede sia di donne e uomini che di comunità.
Per rendere il più chiaro possibile il nostro punto di vista cercheremo di esporre in modo schematico le riflessioni emerse al nostro interno. Il rischio è quello di presentare solo spunti di riflessione, poco “profondi”, ma desideriamo proseguire a più voci il lavoro di riflessione. Ci prendiamo l’impegno di approfondire i temi che vi proponiamo.
a) Non ci interessa stabilire se il movimento delle comunità di base sia vivo, già morto o in procinto di esserlo. Ci sembra più importante cogliere quanto sembra emerge “de facto”:
- Il numero delle comunità si è ridotto di molto e spesso è rappresentato da piccoli gruppi di donne e uomini che fanno fatica ad andare avanti e che vivono la loro esperienza in modo “chiuso”. In tante regioni non ci sono più comunità e se si fa eccezione del Piemonte, la realtà più viva a livello nazionale, dove si contano circa 8/10 comunità e gruppi, sembra presente, per quanto ne sappiamo, la seguente situazione:
Lombardia – 3 comunità (Milano, Voghera, Busto Arsizio);
Liguria – 1 comunità (Genova);
Veneto – 2 comunità (entrambe a Verona);
Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia – 2 comunità (Trento e Gorizia);
Emilia Romagna – 2 comunità (Bologna e Modena);
Toscana – 5 comunità (2 a Livorno e 3 a Firenze);
Marche – 1 comunità (Ancona);
Lazio – 3 comunità (2 a Roma e 1 a Formia, più il Gruppo di Controinformazione di Roma);
Campania – 2 comunità (entrambe a Napoli);
Sardegna – 2 comunità (Olbia e Alghero).
Il sud sembra essere il grande assente….
- Gli ultimi incontri nazionali ci sembra che testimonino più un diffuso coinvolgimento politico e sociale delle comunità sul territorio ed una maggiore difficoltà nell’ambito delle relazioni, con carattere di continuità, con altre realtà della chiesa di base. Il privilegiare il sociale-politico sembra vada a scapito della ricerca e testimonianza più specificatamente di fede. Ci sembra che emerga una “idea confusa” di quale debba essere il ruolo della comunità e del movimento…;
- Il movimento “non si sente” pubblicamente. Un clamoroso esempio è rappresentato dal 50° anniversario dall’inizio del Concilio. Un evento che in qualche modo ci ha visti nascere e sulle cui spinte e speranze abbiamo costruito la nostra esperienza. Ci sono iniziative in corso…. ma quale riflessione emerge dal movimento?
- Sembra che non ci accorgiamo, come movimento, del “fermento spirituale” in qualche modo presente all’interno della chiesa, vicino e fuori di essa. Sembra che facciamo fatica a capire quali “ponti” è possibile costruire tra la nostra esperienza e queste realtà;
- Ricerca, studio, approfondimento sembra siano in una fase di “stanca”. A che punto siamo nello studio teologico ed esegetico?
- Si può parlare di una “confusione presente” circa la questione di quali siano i “fondamenti” (Bibbia, preghiera, liturgia…) della nostra fede?
b) Alcuni ritengono che le comunità muoiono appena viene a mancare la figura (il prete…) fondatrice o di riferimento e che tale evidenza determini la necessità di porre il problema del come essere comunità senza “figure ministeriali” specifiche, che proprio a causa della loro presenza impediscono la crescita delle singole persone e quindi della comunità.
Riteniamo che questo sia un problema centrale per la nostra fede e per il futuro del movimento e proprio perché lo riteniamo tale è fondamentale capire bene qual è il senso ed il significato che gli riconosciamo, pena il rischio di impostare la nostra riflessione a partire da termini fuorvianti e che impediscono di affrontare adeguatamente un tema di vitale rilevanza.
La nostra esperienza è cresciuta e si è sviluppata grazie a temi quali la “riappropriazione” della Parola di Dio, la libertà della ricerca teologica e di fede, il rivendicare spazi di autonomia e libertà per donne e uomini, dentro e fuori della chiesa. Non pensiamo di dover metter in discussione nulla di tutto questo. Anzi mai come adesso bisogna continuare a rivendicarne il valore e la necessità. Ci pare però che si affermi con insistenza un’altra evidenza che sembra costituire il rovescio della medaglia. Il problema non è, ovviamente, “prete si, prete no”, ma riconoscere che le realtà che muoiono sono quelle che non hanno posto al centro della propria esperienza il tema della vitale necessità per le nostre comunità di “buoni pastori”, della responsabilità della comunità del loro riconoscimento e crescita. Il problema è che le comunità, e quindi il movimento, non crescono se non ci sono donne e uomini, scelte dalle comunità, che con profonda responsabilità e grande impegno si adoperano e lavorano ponendosi a servizio della comunità. Prendersi cura della comunità è certamente compito e responsabilità di tutti, ma ci sembra di osservare che una comunità che non si assume la fondamentale responsabilità della scelta delle proprie e dei propri pastori, donne e uomini che scelgono di mettere la propria vita a servizio della comunità, è una comunità che non ha futuro. Forme, modi, scelte concrete sono a carico della ricerca e responsabilità comunitaria, cioè di tutte/i noi.
Cosa desideriamo è porre nel dovuto rilievo il tema della “pastoralità” (se così si può dire…) e della sua centralità per la vita delle nostre comunità.
Anche la nostra piccola comunità fa fatica in questo senso. E’ un tema che in un modo o nell’altro è sempre in discussione e presente. Riconosciamo che molta della stanchezza che dimostriamo deriva dalla carenza di stimoli, di buone provocazioni che non riusciamo a trovate al nostro interno. Sentiamo la responsabilità e la difficoltà di far crescere e stimolare la nostra fede e pensiamo che ci manchino delle figure “pastorali” che ci aiutino nel difficile compito del far crescere e camminare la comunità;
c) La Bibbia sta al centro. Dopo più di 35 anni di lettura biblica, continuiamo a scoprire l’inesauribile ricchezza del suo contenuto. Essa è per noi fonte viva di speranza, stimolo, proposta. Abbiamo scoperto come dentro vi sia tutto un pensiero ed una umanità che testimonia pienamente dei suoi limiti e fragilità. Un pensiero “situato”, legato mani e piedi al proprio contesto storico e culturale. Il dovere e la necessità di scoprire continuamente quale sia il nocciolo di possibile verità presente, una volta liberatala dai legacci che ci rendono a volte difficile comprenderla, rimane ancora un impegno fondamentale e vitale per tutti noi.
A volte scordiamo con troppa facilità che anche il nostro è un pensiero ed un modo di veder le cose storicamente determinato e contestuale al nostro tempo, che il futuro, per fortuna, metterà in discussione. Il problema è continuare a scoprire come l’umanità presente nella Bibbia, si sia posta il problema del senso del credere in Dio, di come abbia espresso fiducia nella sua presenza ed azione tra le donne e gli uomini, ed in tal modo interrogarci sulla nostra vita, il nostro tempo, il nostro modo di essere credenti oggi.
Credere ed avere fiducia in Dio, così come ci è stato testimoniato da Gesù e dalla sua esperienza storica, sentiamo di doverla porre ancora al centro del nostro lavoro comunitario. Il problema, in fondo, non è tanto definire Gesù in relazione alla sua umanità o divinità, molto più importante ci sembra di dover riconoscere come Gesù abbia sentito profondamente la presenza di Dio nella sua vita e nella storia e come ciò abbia radicalmente trasformato il suo modo di vivere e le sue scelte di vita. Gesù per noi continua a costituire un mistero fecondo e ricco una figura fondamentale ed un riferimento centrale per la nostra fede.
Comprendere il Gesù storico e la ricchezza della ricerca che da tempo viene fatta a tale scopo, è fondamentale per la nostra fede in Dio. Solo un Gesù liberato dalle sovrastrutture teologiche costruite sulla sua figura e ricondotto alla sua piena umanità, potrà permettere una riscoperta della sua carica profetica ed ecumenica.
d) La proposta del tema del prossimo incontro nazionale delle comunità di base, sul “divino”, ha sollevato molte perplessità all’interno della nostra comunità che non sente tale tema come proprio, né ne avverte, stante quanto detto sopra, l’utilità per il movimento. E’ nostra intenzione scrivere al Collegamento nazionale ed esprimere le nostre perplessità in merito. La nostra comunità non si sente coinvolta dal tema proposto e cercherà di motivare e condividere le ragioni che sottendono questo stato d’animo.
Come comunità facciamo le seguenti proposte:
– percorso di riflessione e studio sul “Gesù storico” e proposta di un seminario regionale su tale tema da farsi nell’autunno del 2013;
– i prossimi incontri regionali potrebbero affrontare ogni volta un tema specifico tra quelli di cui sopra.
Le sorelle e i fratelli della comunità cristiana di base di Piossasco
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GRUPPO “UOMINI IN CAMMINO”
Il gruppo si incontra venerdì 2 e giovedì 15 e 29 novembre,presso la sede del FAT (Vicolo Carceri 1, Pinerolo), con il solito orario: 19-20,30.
Ricordiamo che il gruppo è sempre aperto ad accogliere chi volesse provare a mettersi in cammino… chiediamo solo di contattare prima uno di noi.
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INCONTRO NAZIONALE DI PAESTUM PRIMUM VIVERE: LA RIVOLUZIONE NECESSARIA. LA SFIDA DEL FEMMINISMO NEL CUORE DELLA POLITICA
La descrizione e la sintesi politica più efficace dell’evento, da grande giornalista quale è, l’ha data Ida Dominijanni all’indomani stesso sul Manifesto del 9/10/2012, e forse é un’introduzione necessaria su cui continuare a riflettere, perciò la riportiamo per chi non l’avesse letta:
“Altro che antipolitica: all’ombra delle rovine di Paestum, tracce parlanti del tempo che alla polis diede origine, quello che si respira è un inequivocabile e dichiarato desiderio di politica. Altro che rottamazione: fra le ottocento e più femministe di ogni età convenute da ogni dove il conflitto generazionale, quando c’è, si gioca in presenza, guardandosi negli occhi, incontrandosi e scontrandosi, ascoltandosi e modificandosi a vicenda. Altro che sprechi: ospitalità generosa e contribuzione condivisa danno corpo a un’economia della cura che vive e consente di vivere nelle pieghe della crisi di civiltà.
La pratica femminista funziona così: mette in scena più che stilare programmi, mostra il cambiamento più che dichiarare intenzioni, modifica la soggettività più che enumerare obiettivi. Quello che Paestum ha messo in scena è un altro ordine del discorso, un altro vocabolario, un’altra modalità,e non da ultimo un’altra estetica della politica, a fronte di quelli correnti.
Nulla di nuovo, si dirà, rispetto alla parabola quarantennale del femminismo, e invece sì. Perché se all’origine il taglio femminista significò il desiderio delle donne di collocarsi altrove e altrimenti rispetto alla politica data, oggi l’altrimenti resta ma l’altrove cade: il desiderio è di mettersi al centro della trasformazione, e di guidarla.
Il femminismo italiano non è mai stato in silenzio, anzi è vivo e vegeto! La storia del femminismo non è stata già tutta scritta. La ricchezza, la vitalità e l’attualità del movimento delle donne costituiscono un patrimonio enorme per una rivoluzione permanente.
Il numero non è una sorpresa: 600-700-800…quasi mille? 50-100 città? Un numero altrettanto alto di associazioni, gruppi e in più le singole. Le bravissime organizzatrici si sono impegnate a fornire una email-list che permetterà a chi vuole di ritrovarsi
Il luogo è simbolico, nel 1976 a Paestum si tenne il primo incontro nazionale del femminismo italiano, al quale parteciparono 1000 donne.
Ma lo spirito che anima il secondo Paestum non ha nulla a che vedere con la nostalgia.
D’altronde, afferma Lea Melandri in apertura, come si può avere nostalgia di cose che non si sono mai abbandonate? Qui le donne sono mosse da un altro desiderio, da altre necessità: rilanciare, tornando alla radice dei problemi, alle intuizioni originali del femminismo, per aprirsi a soluzioni nuove, per lavorare alla costruzione di un nuovo patto sociale.
I percorsi delle donne si sono differenziati, ci sono stati dei conflitti, ma le nostre amicizie hanno fondamenta molto solide ed è evidente che il grande patrimonio politico di questi quarant’anni è la relazione tra donne e la consapevolezza che solo di lì possa passare il cambiamento.
Il metodo è l’elemento più caratterizzante. Non è un convegno, niente relazioni né iniziali né finali, non schemi gerarchici o preiscrizioni, ma una prova quasi del tutto riuscita di un “pensare in presenza”, con interventi dal posto con tre microfoni mobili, nacchere a segnare il tempo, applausi che neanche l’esigenza di risparmiare tempo riesce a eliminare. Ciò che ci accomuna è proprio questa pratica dell’ascolto in presenza per lavorare ad una autonomia di pensiero che sola può produrre azioni efficaci: donne che ricevono la loro forza da sé e dalle altre donne. Metodo è sostanza, dice una giovane sarda. Nel dopo Paestum Lia Cigarini affermerà: “Io sono particolarmente attenta alla pratica più che hai contenuti, perchè la pratica indica la modificazione, indica lo spostamento, indica la presa di coscienza, mentre i contenuti sono qualcosa che è imposto dalla contingenza”.
La bella sorpresa di Paestum sono proprio le numerose giovani donne, intelligenti, colte, “precarie sul piede di guerra”, che hanno preso la parola senza esitazione per dire la rabbia, l’impegno, il desiderio di incidere.
Siamo tutte femministe storiche. Con questo salto simbolico, che delinea un altro modo di declinare il tempo, Eleonora pone fine alla quérelle sull’intergenerazionalità e ci dichiara tutte contemporanee perchè generazione politica che qui e ora, demolendo le differenze anagrafiche, si misurano sulle innegabili diversità. Lo spostamento é tale che da qui in avanti non se ne potrà prescindere e infatti nell’assemblea la sua scoperta rimbalza con gioia in tutte noi.
La prima grande diversità che le giovani pongono inizialmente in termini perentori, come dato quasi ontologico, è il fatto di essere precarie.
Il lavoro politico portato avanti nell’assemblea porterà la stessa Eleonora, per certi versi portatrice di un’analisi politica complessa e articolata e linguisticamente raffinata, a riconoscere che tale termine non deve essere trasformato in un “universale” che impedisce di vedere la complessità del reale.
Se il precariato è una delle modalità in cui oggi storicamente si manifesta il lavoro, la precarietà non conosce distinzioni di età, come afferma Mercedes, la donna di Torino immigrata dell’Alma Mater; anche la malattia e la vecchiaia creano precarietà, aggiungono altre.
Rappresentanza Rappresentazione e 50/50: sembra che nessuna delle presenti creda in una politica delle quote, del 50 e 50, come risolutoria di una presenza qualitativa delle donne nelle istituzioni. La differenza sta tra quelle che la considerano inutile o addirittura illusoria e fuorviante e quelle che la propongono come riduzione del danno utile, se accompagnata da una rivoluzione permanente che riempia di senso questo stare nei luoghi dove si decide (termine questo che Cigarini propone di sostituire al termine “potere”: le donne vogliono essere presenti nei luoghi dove si decide, non vogliono prendere il potere o stare al potere).
E’ sotto gli occhi di tutte e nell’esperienza di molte che non basta che una donna sia dentro le istituzioni o dove si decide perchè la differenza femminile venga significata e la storia ne sia attraversata, perchè le donne in questi luoghi sono il più delle volte costrette dentro misure maschili, rappresentate da valori quali l’efficienza,il profitto,la competitività, difficili perfino da scalfire. Occorre portare in quei luoghi una misura femminile, ma questo richiede una rete di relazioni con le altre donne e pratiche tutte da inventare.
Risulta interessante, anche se Pellerino, assessora del Comune di Torino, nel suo intervento iniziale ne ha evidenziato pure le difficoltà, la pratica di una rete di donne di Torino, chiamata Collettivo civico delle donne, che ha sostenuto la sua candidatura e con cui continua la relazione politica.
Primum vivere: vivere non è sopravvivere, ma dare un senso nuovo alla vita, oggetto della nostra cura. Prendersi cura del mondo, per consegnarlo alle future generazioni, attraverso un nuovo modo di pensare la qualità della vita. Aver cura della vita, del ben-essere e della felicità del vivere. Non si tratta di salvare il mondo, ma di viverci meglio. Per rifondare la politica bisogna mettere al centro la vita; il tempo della vita è tempo della relazione. La cura è quel “di più” che si mette in tutto ciò che si fa: forse si può parlare di amore nella cura.
Il dopo Paestum è già il fiume in piena che si sta riversando sul sitowww.paestum2012.wordpress.com. Vi invitiamo a seguire l’ampio e ricco dibattito che sta continuando…
Sul tema del lavoro riportiamo l’intervento di Lia Cigarini:
La lettera di invito a Paestum ha due enunciazioni forse troppo impegnative: “Primum vivere anche nella crisi” e “la sfida femminista nel cuore della politica” ma io e altre consideriamo necessario approfondire e discutere proprio questi due punti. Primum vivere anche nella crisi è la prima affermazione del Sottosopra “Immagina che il lavoro” uscito tre anni fa nell’ottobre 2009.
In Libreria, nel gruppo lavoro e nell’Agorà di Milano, abbiamo parlato e discusso molto della crisi e abbiamo concluso che il cambiamento del lavoro e del mondo, parte, se parte, da dentro la vita di ciascuna/o più che dalla scienza economica. Perciò si è proceduto per tutt’altra strada partendo dalla nostra esperienza di vita e lavoro trovando subito alla nostra riflessione un titolo: primum vivere.
Il PIL, i parametri di Maastricht, che sono una gabbia che produce povertà e infelicità, le stime di crescita economica e come ottenerla (la proposta corrente è, come sempre quella di aumentare i consumi ) non danno risposte utili per correggere i guasti del passato e per progettare il futuro, anzi mai come oggi i cosiddetti saperi degli esperti hanno svelato la loro parzialità e la loro impotenza. Questo lo dicono anche molti economisti critici del sistema capitalistico. Voci che però rimangono inascoltate e prive di efficacia politica perché anch’essi non mettono in gioco la soggettività di chi lavora.
Nei gruppi lavoro si è potuta intravedere un’altra strada perché qualcosa di imprevisto è cambiato nel mercato del lavoro negli ultimi decenni: ci sono moltissime donne più scolarizzate degli uomini, e con altri bisogni, desideri e interessi. Le donne infatti mettono in primo piano il loro rapporto con il lavoro, con la politica ecc. e il senso che danno a quello che stanno facendo, cioè la soggettività. Fino ad ora il lavoro era solo quello comprato e venduto nel mercato, una merce.
Lavorando invece dentro la vita si può pretendere da parte delle donne che cambi il concetto di lavoro e di tempo di lavoro. E a partire da qui, dal lavoro inteso come unità di lavoro produttivo e di relazione, si può pretendere di ridefinire l’economia; le priorità, che non penso proprio debbano essere solo quelle che portano ai bilanci in pareggio. Uno stato, secondo me, può addirittura rasentare il fallimento ma rendere la vita più vivibile e intelligente ai propri cittadini.
Primum vivere. La mia proposta, dunque, è di dire pubblicamente quello che sappiamo su come vogliamo vivere, e sul lavoro necessario per vivere, a partire dalla critica, della evidente unilateralità dell’economia maschile sia di quella dominante che di quella di opposizione, con la consapevolezza che quello che si dice e si agisce ha un valore universale non è solo delle donne. Una, in una riunione, ha detto: non riusciremo a cambiare il lavoro e l’economia, e neppure a placare la violenza degli uomini sulle donne, se non imponiamo loro un impegno costante nella vita quotidiana.
Sono d’accordo, dalla crisi si può uscire, nel modo di cui parlavo prima, solo se anche gli uomini saranno finalmente disposti a prendere nelle loro mani la responsabilità delle loro vite, e non continuino a chiedere nello spazio domestico, protezione e cura alle donne. E soprattutto che essi riconoscano che questo possibile spostamento possa cambiare il pensiero politico e la pratica politica stessa.
C’è un conflitto tra i sessi su questo punto e tra le donne stesse. La presenza delle donne nello spazio pubblico, donne che la presa di coscienza rende protagoniste, è dunque l’elemento dirompente nel mercato e apre nuovi conflitti sul piano politico e simbolico, quello in cui, più della rappresentanza conta la auto-rappresentazione di ciò che si vive e che si vuole. Perché una persona possa orientarsi ha bisogno di un’immagine di sé, di quello che desidera e di quello che le capita.
C’è una questione che vi voglio porre, un fatto che si deve registrare: le donne vogliono esserci e contare nel mondo anche nei luoghi dove si decide, e possibilmente trovare una misura femminile dell’esserci (la coscienza di questo è molto più ampia di quello che si crede: i piccoli interventi di cambiamento nel minuscolo là dove arrivano le proprie relazioni, ci sono). Le crisi portano miseria per molti ma possono essere produttive di nuove idee. L’allenamento nel microscopico delle relazioni tenendo conto della situazione dell’altra è un sistema più lento ma più vero. Fermo restando questa pratica io penso, che bisogna noi stesse slanciarsi in un orizzonte più grande, ad esempio io penso che siano necessarie azioni di rottura e di rivolta e mi aspetto che da questo nostro incontro alcune, molte, tutte escano con la voglia e la capacità di farlo.
A cura di Carla e Doranna
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COMUNITA’ CRISTIANA DI BASE DI PIOSSASCO
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sabato 10 novembre, dalle ore 15 alle ore 17: lettura biblica “Isaia”;
domenica 25 novembre ore 10 eucarestia con lettura del libro di Isaia.
Gli incontri si svolgeranno a casa di Vanna e Silvana, via Riva Po 18/2. Ancora un grande abbraccio affettuoso a Vanna ed un pensiero commosso per la scomparsa della sua cara mamma Lena.