7^ domenica del T.O.

Altro che porgere l’altra guancia!

Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Matteo 5, 38-48).

Premessa

La comunità cristiana primitiva, come emerge dal Vangelo di Luca, che riporta fedelmente la fonte Q, ha insistito sull’amore ai nemici, esplicitando quanto era contenuto nell’insegnamento di Gesù, ponendo all’inizio del brano la regola d’oro “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano” (Lc 6,27), che nella tradizione giudaica era già collegata con il comandamento dell’amore al prossimo.

Matteo e la sua tradizione hanno dato forma antitetica a questo materiale, costruendo due contrapposizioni, una alla legge del taglione, citata da Esodo 21,24 e l’altra al comandamento dell’amore del prossimo di Levitico 19,18. La regola d’oro sarà, invece, collocata da Matteo al termine di questa sezione (7,12): “Fate dunque agli altri tutto ciò che vorreste facciano a voi: questo è l’insegnamento della legge mosaica e degli scritti profetici”. L’esortazione, poi, a essere imitatori della misericordia divina (Lc 6,36) viene trasformata parlando di perfezione del Padre celeste (Mt 5,48).

In questo modo il vangelo di Matteo ricupera la situazione originaria di Gesù nel suo rapporto con la Legge, ma insiste anche sull’atteggiamento dei credenti verso i persecutori. La comunità di Matteo stava subendo dure persecuzioni e la parola di Gesù risuona dunque come esortazione a non rispondere con la violenza, ma a tentare altre strade per attraversare il conflitto. Continua a leggere