18^ Domenica del T.O.

“Pane di vita”

Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete (Giovanni 6, 24-35).

Il brano del vangelo di Giovanni è di difficile comprensione come tutto il discorso sul “pane di vita” di cui fa parte. Ci sono varie interpretazioni di questo capitolo: si dice che sia l’equivalente dell’istituzione dell’eucarestia che troviamo nei sinottici, si parla di visione cristologica giovannea. Credo che per una più efficace lettura del testo si debbano tenere presenti due osservazioni.

1) Giovanni scrive il Vangelo alla fine del primo secolo, in una comunità con una vasta cultura di tipo ellenistico e gnostico in cui iniziava la magnificazione e la deificazione della figura di Gesù. E’ improbabile che le parole riferite da Giovanni siano state in realtà pronunciate da Gesù.

Le affermazioni: “ il pane di Dio è colui che discende dal cielo…». ”Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Giov 6-51) sono molto lontane dalla semplicità dei discorsi di Gesù che utilizzava parabole e spiegava i concetti con semplici esempi presi della vita concreta di tutti i giorni affinché anche i più umili lo capissero.

Tuttavia, se leggiamo il discorso pensando ad una trascrizione simbolica del messaggio di Gesù da parte dell’evangelista Giovanni e della sua comunità sulla base della loro sensibilità ed esperienza, riusciamo a comprendere la ricchezza del messaggio stesso e ad avere una testimonianza della fede di quelle prime comunità. Continua a leggere