Lo spirito della nostra responsabilità
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà (Giovanni 16, 12-15).
Siamo nella sezione del Vangelo di Giovanni che raccoglie i “discorsi di addio” di Gesù. Giovanni, in coerenza con il suo progetto teologico, costruisce questi “discorsi” in uno stile che davvero è mille miglia lontano dalla cultura e dal linguaggio del nazareno.
“Un crescente consenso accademico colloca la redazione del vangelo come adesso lo conosciamo nell’ultimo decennio del I secolo (o, al più tardi, nel primo decennio del II secolo). Gli elementi palestinesi di questo vangelo indicano che in principio era un’opera basata sulla testimonianza di un testimone oculare di Gesù, poi rivista ed estesa nel corso del I secolo da mani successive. Ciò che abbiamo ereditato oggi è un pastiche di testimonianze originali e di successive riflessioni teologiche. Le giunzioni del pastiche sono quasi invisibili perché questo vangelo ha ricevuto la sua forma attuale da un redattore abile e raffinato” (THOMAS CAHILL, Desiderio delle colline eterne, Fazi Editore).
Gesù viene sottoposto ad un processo di iconizzazione in un contesto culturale apologetico, polemico, enfatico che nei secoli successivi solleverà Maria di Nazareth dalle colline della Galilea e la insedierà tra le costellazioni celesti come “Madre di Dio” in sostituzione della Diana degli Efesini. Continua a leggere