Motivazione, resistenza, fede…
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato (Luca 4, 1-13)
Quanti modi ci sono, o potrebbero esserci, di “percepire” le parole, gli avvenimenti, le persone, le circostanze? Ci domandiamo qual è la motivazione che c’è dietro al nostro agire?
Posso “usare” l’impegno di “elaborare” questi versetti, come un’opportunità per “trasmettere” le mie idee. Posso anche, viceversa, vivere come gravoso questo “impegno”, data la mia scarsa cultura e la mia mancanza di basi teologiche. Posso “scegliere” di riflettere su queste “parole”, cercando di “integrare” la suddetta riflessione al mio comportamento quotidiano, o posso altresì cercare belle e profonde “citazioni” intellettuali che restano, e resteranno “cibo” solo per l’intelletto, mai trasportato nei “gesti” quotidiani.
Similmente, la vita, ha svariate possibilità di interpretazioni: posso “decidere” di vivere la mia vita “appoggiandomi” un po’ di qui e un po’ di là senza mai fare una chiara e precisa scelta, oppure, posso darle un indirizzo che dovrebbe condurmi ad una “mèta”. Se poi la “mèta” la raggiungo io, o chi verrà dopo di me, questo, nella mia “visione” della molteplicità delle vite portatrici di infinite sfaccettature, non ha alcuna importanza. Ciò che mi interessa, mi preme, mi motiva, è che sia per il bene di tutti e di tutto.
Questa è la prima riflessione che mi suscita il comportamento di Gesù che “si allontana” dal Giordano, (acqua=vita=necessità materiale=benessere=incontri ecc…..) per lasciarsi “condurre” dallo Spirito nel deserto (aridità=mancanza di comodità=pericoli=solitudine=sopravvivenza a rischio ecc…..).
Perché? Provo a supporre. Gesù ha “visto” la “normalità” della vita sua e dei suoi famigliari, nonché degli amici, parenti, conoscenti, persone con le più disparate cariche e, altresì, persone schiave, sottomesse, persone che sembravano possedere tutto, e persone che vivevano quasi solo del loro respiro…..Gesù ha guardato e studiato a lungo lo scorrere della vita in lui ed intorno a lui, forse si è proiettato un’immagine del suo possibile futuro: falegname o carpentiere scrupoloso nel suo lavoro, figlio affettuoso e “presente” con i genitori “affaticati”, magari, marito e padre attento, amorevole, autorevole e responsabile nel “costruire” figli che sapessero amare se stessi e gli altri, capaci di cavarsela nella vita senza troppe lamentele, di “relazionarsi” con chiunque in serenità, naturalmente, il tutto, sarebbe stato possibile solamente “credendo” in Dio, e questo “ritornello” sarebbe stato il “filo” della sua vitale “canzone”. Continua a leggere