4^ Domenica del T.O.

I profeti: oggi, sono ancora necessari?

Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!». Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò (Luca 4, 21-30).

Il brano di Luca che ci viene proposto oggi è il completamento di quello letto domenica scorsa. Non riesco a capire la scelta dei liturgisti che hanno spezzato un brano che, senza essere un esegeta, dove essere letto come un’unica unità.

Come abbiamo già potuto vedere, è ambientato nella Sinagoga di Nazareth, sinagoga che Gesù conosceva molto bene. Infatti erano luogo per il culto, le lettura nel giorno del sabato, una scuola, un centro comunitario e il luogo per amministrare la giustizia.

Erano probabilmente molto diverse dalla Sinagoghe che molto di noi hanno potuto vedere oggi, costruite dopo il 1500, almeno in Italia. Era un ambiente famigliare: Gesù l’aveva frequentata da ragazzo e da adolescente in compagnia dei genitori.

E Nazareth era il luogo di nascita, ma anche il luogo dove Gesù era cresciuto ed era conosciuto come il figlio di Giuseppe. Chissà come era bello tornarvi e rivedere tutti gli amici e ricordare i giochi e i sabati passati nell’osservanza della legge ebraica.

Allora la scelta di raccontare da parte di Luca questa visita a Nazareth può avere lo scopo di ricordare che Gesù è l’inviato di Dio, citando il profeta Isaia.

Desidero riportare la citazione di Isaia nel brano che abbiamo letto domenica scorsa perché ritengo molto importante per la nostra riflessione: “Lo Spirito del Signore è sopra di me e; per questo mi ha consacrato con l’unzione ,e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore“. Continua a leggere