Il “nostro” natale…
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro” (Luca 2, 1-20).
Ho pensato di riportare il brano di Luca che viene letto in parte nella messa del 24 dicembre e nell’altra parte nella messa cosiddetta dell’aurora del 25 dicembre.
E’ un racconto molto bello che però non ha, ci dicono gli esegeti, dei fondamenti reali. Il vangeli dell’infanzia sono stati riportati nella forma che conosciamo soprattutto da Luca e ci raccontano di una nascita tutta particolare: una vergine, una nascita miracolosa accompagnata da un coro di angeli e dall’omaggio dei pastori.
Gli studiosi ci dicono che Gesù è nato, probabilmente, a Nazareth e nessuno si è accorto dell’evento. Questa pagina poetica di Luca non ha lo scopo di trasmetterci notizie precise sulla nascita di Gesù, ma di sottolineare la discendenza davidica e quindi l’attuazione di una antica promessa.
Per questo Luca cancella la nascita storica a Nazareth e ne propone una teologica a Betlemme e così colloca la figura e la missione di Gesù sulla scia di Davide e fa riposare su di lui la mano di Dio fin dal giorno della nascita.
La data del 25 dicembre come noi oggi la conosciamo è stato introdotta solo verso il III secolo in sostituzione di una festa pagana romana: il giorno del sole (Dies Natalis Solis invicti) e lentamente si è diffusa in tutta la cristianità.
- Il “natale di Gesù di Nazareth” è una festa sconosciuta alle origini cristiane e nessuno pensò ad essa nei primi cinque secoli. Essa soppiantò la festa pagana di Mitra e del Dio Sole e trovò una incredibile diffusione in tutto l’Occidente nel secondo millennio.
Se ci aggiungiamo il significato secolarizzato che ha assunto nel secolo scorso con la figura di Babbo natale soprattutto nel Nord Europa e la consuetudine dello scambio di regali non solo per i più piccoli allora possiamo inquadrare in nostro natale come una “bella montatura” che del messaggio testimoniato da Luca ha ben poco… Continua a leggere