4^ domenica di Avvento

Un inno rivoluzionario

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata (Luca 1, 39-48).

Dietro questi versetti non c’é un fatto di cronaca. La parentela di Giovanni e di Gesù, richiamata attraverso quella tra Elisabetta e Maria, è una costruzione teologica che ha lo scopo di evidenziare, nell’interpretazione della comunità di Luca, la superiorità del nazareno rispetto al Battista.

Così il Magnificat non è una composizione della giovane Maria di Nazareth: si tratta di una raccolta di testi, di citazioni delle scritture del Primo Testamento, messi sulla bocca di questa ragazza ebrea che ricorda “l’attività salvifica di Dio quale si è rivelata nel corso della storia israelitica” (Ortensio da Spinetoli). È un inno della chiesa primitiva che riprende alcuni temi propri della spiritualità dei “poveri del Signore” – gli anawim del tardo giudaismo – e li riferisce all’evento della redenzione. Di questa spiritualità Maria è però, secondo Luca, una figura emblematica.

Nel cantico prima di tutto Maria ringrazia brevemente Dio per il favore manifestato nei confronti di una serva di bassa condizione sociale (vv. 46-49), ma questa non è una semplice considerazione autobiografica. Quello che Dio ha fatto nei confronti di Maria, infatti, anticipa e descrive ciò che farà per i poveri, i deboli e gli oppressi del mondo che è il tema centrale della seconda parte del cantico: il trionfo del disegno di Dio per tutti i popoli e ovunque. Dio viene esaltato per quanto ha fatto. Parlare di quello che Dio ha operato significa annunciare ciò che Dio farà. Continua a leggere