Il dito di Giovanni e la luna di Gesù
Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella (Luca 3, 10-18).
A leggere queste pagine, duemila anni dopo, è forte la tentazione di pensare che davvero si tratti di un grandioso progetto divino, preordinato “a tavolino” dall’eternità e che si realizza giorno dopo giorno, nel susseguirsi apparentemente casuale del presente quotidiano: dall’annuncio secolare dei profeti… fino all’immediato precursore… ed ecco che finalmente si apre il sipario e il protagonista irrompe sulla scena, mentre l’annunciatore proclama: “Egli vi battezzerà con Spirito Santo e fuoco. Ha in mano il ventilabro per purgare la sua aia e raccogliere il frumento nel suo granaio; la pula, invece, la brucerà in un fuoco inestinguibile”.
Quanta fatica, anche psicologica, comporta, invece, pensare che tutta questa scenografia è stata costruita, ad arte, da chi voleva testimoniarci la propria fede radicale nella missione soprannaturale di quello che solo apparentemente era un uomo come tutti, mentre in realtà era l’incarnazione del Dio creatore onnipotente.
Una riflessione teologica che è diventata dottrina di fede, dogma indiscutibile. Il trionfo della Tradizione. Ma Gesù? Ma Giovanni? Erano proprio così, come ci vengono presentati?
L’evangelo al popolo
In realtà, qualunque siano i contenuti della nostra fede personale, io credo che valga la pena fare quella fatica, durante tutta la vita: chiedermi ogni giorno che cosa voglia comunicarmi Luca con tutta quella scenografia. Perché è quella la domanda che conta, in fondo. E la risposta è quella del versetto 18: “l’evangelo al popolo”, la “buona notizia “ per me, per ogni “me” che siamo “noi, il popolo”. Gli “annunciatori” non possono essere esterni, specialisti dell’annuncio e detentori del messaggio. Continua a leggere