A pochi giorni dal World Pride di Roma un cattolico che sia
semplicemente umano prova una certa vergogna per le posizioni
delle supreme gerarchie della sua chiesa.
Questo papato non cessa
di opprimere e di escludere, di emarginare, di sconfessare e
di demonizzare.
Diventa sempre più immagine seducente per chi cerca
sicurezze, steccati, dogmi, rassicurazioni, grandi scenari, ma
allontana chi vuole capire, discernere, coltivare una coscienza
libera e una fede matura.
La disperazione sorda
ma profonda che circola nelle alte sfere delle gerarchie rende incivili e
feroci i loro attacchi.
Possiamo capire la disperazione
vaticana: vescovi che non si allineano più, teologi e
teologhe che si discostano radicalmente dagli ordini del magistero,
comunità religiose e superiori di congregazioni che prendono
distanza dalla morale sessuale ufficiale, sacerdoti che decidono
percorsi di vita e di ministero fuori dalle regole della ubbidienza
ecclesiastica, suore che si ribellano, abati che rilasciano dichiarazioni
in libertà, studiosi che smascherano le menzogne della
ufficialità cattolica...
Ha ragione da vendere
la teologa Elisabeth Schussler Fiorenza: "La gerarchia è
talmente disperata da voler imporre giuridicamente ciò
che non può argomentare teologicamente. Mancando gli argomenti,
il governo imperale fa ricorso alla
forza. Il re è nudo. Si inventano una espressa
volontà di Gesù".
Nulla di nuovo sotto il sole.
Ai tempi dell'Inquisizione processavano e bruciavano "in
nome di Dio" chi non si sottometteva. Il papato ha una lunga
esperienza come "arrostitore di
eretici e di streghe": oggi i tempi non permettono
più questi "fuochi" ma l'istinto persecutorio,
nascosto sotto mille proclami a favore dei diritti umani, non
è assolutamente scomparso.
Ma sta verificandosi un fatto positivo.
La gerarchia, nella sua arrogante inciviltà, ha superato ogni misura con questo
Giubileo spettacolare ed affaristico e, ora, con le recenti dichiarazioni
rispetto alla festa romana degli omosessuali, ha destato una
diffusa ventata di sana ed evangelica ribellione anche dentro
molte comunità cattoliche.
Ecco l'orizzonte evangelico
in cui lavorare silenziosamente ogni giorno: riporre fiducia
nel Dio della libertà che rompe le prigioni in cui le
gerarchie, non solo ecclesiali, vorrebbere rinchiuderci.
Il giorno 8 luglio è
importante essere a Roma per trasgredire
un ordine del faraone e della sua corte e per condividere
un passo che tanti fratelli e tante sorelle voglione compiere
verso una maggiore libertà.