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sessualità nell’Antico Testamento - Spunti
esegetici di riflessione e dibattito
L'idea
di questo articolo è quella di provare ad illustrare, alcune linee esegetiche
riguardo alla questione omosessuale, soprattutto in riferimento all’Antico
Testamento nel tentativo di far nascere un dibattito.
Penso
che ciò sia utile per comprendere da quali domande partiamo nell’analisi dei
testi biblici e per fare alcune precisazioni di carattere
storico-sociologico, che ci
permettono di evitare alcune ambiguità tipiche di quando si parte da una
problematica "contemporanea" e si cerca nel testo biblico una
risposta. L’elenco
delle seguenti argomentazioni cercherà anche di valorizzare un percorso di
riflessione che non inizia oggi e che potrà continuare anche attraverso le
pagine del nostro bollettino
1.
Sebbene il cristianesimo nei suoi duemila anni di storia abbia in diversi modi
legato il tema della sessualità all'etica, basterebbe un rapido sguardo ai
catechismi, ai testi di pastorale o ai documenti del Concilio Vaticano II o dei
sinodi, per poter dire che da sempre questo è un tema all'ordine del giorno in
ambito ecclesiastico.
Penso
vada sottolineata l'urgenza che proviene da una domanda di accoglienza, posta
per esempio da persone omosessuali che sono emarginate o non riconosciute
pienamente in molte comunità ecclesiali, o dalla lettura della Bibbia fatta da
molte donne che, partendo dalla propria condizione di sofferenza o di esclusione
da alcuni ruoli, hanno costretto la supposta “teologia neutrale” elaborata
dagli uomini a rivedere sia le molte sue interpretazioni.
2.
Il tema dell'accoglienza ci costringe a discutere anche la nostra prassi a
livello di vita comunitaria, negli atti liturgici e nella predicazione. In
particolare alcune richieste riguardanti la possibilità di esercitare il
ministero pastorale da parte di persone dichiaratamente omosessuali, oppure la
richiesta di matrimoni da parte di coppie omosessuali costringono attualmente le
chiese protestanti a rivedere le proprie visioni in materia e a sforzarsi di
cercare una prassi ecclesiale diversa. Su questi temi ma anche su altri, ad
esempio il ministero femminile, si misura in campo ecumenico la possibilità di
un dialogo maggiore tra le varie chiese dell'ecumene cristiana.
3.
In quasi tutte le culture la sessualità è collegata al tema della religione,
sia nei comportamenti individuali sia nelle scelte politiche. E' necessaria
quindi una riflessione sulle interpretazioni e le affermazioni che le chiese
hanno fatto nel passato, che non si sottragga alle domande più attuali.
4.
In ultimo, penso sia importante, anche attraverso una riflessione che parta dai
testi biblici, riuscire a comprendere di nuovo tutto ciò che riguarda la
sessualità, componente fondamentale della propria identità, nella dimensione
del dono.
Penso
che questo punto andrebbe in realtà situato al primo posto di quest’elenco,
ma mi sembra che la richiesta d'accoglienza da una parte e i problemi che ancora
sorgono nelle chiese rispetto ai temi che riguardano la sessualità
dall’altra, siano ciò che davvero ci chiama a lavorare su questo tema.
Date
queste premesse è necessario fare due precisazioni, a cui più avanti fornirò
dei riscontri nei testi biblici.
A.
Sia le modalità con le quali interroghiamo i testi, sia i problemi da cui
partiamo, come abbiamo visto, non sono certo nuovi, si potrebbe anzi dire che
appartengono alla natura stessa del produrre teologia; per esempio molti testi
di carattere legale dell'AT nascono come risposta a domande simili alle nostre.
Questo non deve farci dimenticare che le nostre categorie attuali e molte delle
nostre domande non sono le stesse alle quali rispondeva il testo biblico. Solo
per fare alcuni esempi:
-
L'interesse predominante di molti testi legali (Levitico 18-20, per esempio) è
il mantenimento dell'unità del clan familiare a struttura patriarcale;
-
I testi legali sono rivolti e redatti avendo come referente l'uomo maschio
adulto. A lui e ai suoi figli maschi è rivolta la gran parte delle leggi
dell'antico Israele;
-
La categoria della sessualità come è intesa oggi,
cioè svincolata dal matrimonio e dalla procreazione, è assente da
questi testi e forse viene presupposta solo in testi quali il Cantico dei
Cantici;
-
La struttura patriarcale e il matrimonio visto come atto civile di solito
slegato, o comunque non necessariamente legato ad una relazione d'amore tra due
individui, ci deve mettere sull'avviso rispetto a possibili errori di
interpretazione dei testi, per esempio sul rapporto tra uomo e donna oggi e
nell'antico Israele;
-
L'atto sessuale in quanto tale difficilmente viene tematizzato al di fuori dei
testi legali. Molte informazioni le ricaviamo da narrazioni dove sono applicate
alcune di queste leggi che regolano la struttura del clan familiare (Il libro di
Rut, il ciclo di Giacobbe (Genesi 27-36), la storia di Tamar e Giuda (Genesi
38), la storia di Dina (Genesi 34), il racconto drammatico di Giudici 19,
ecc...). Per questo motivo è bene ampliare la
riflessione ai temi della purità e del culto. In Lv 18,21; 20,1-6 le
prescrizioni sul comportamento sessuale sono messe in strettissima connessione
con la necessità per Israele di distinguersi dai popoli che offrivano il loro
culto al dio pagano Moloc, culto nel quale probabilmente venivano sacrificati
figli di unioni avvenute durante orge cultuali con prostitute sacre. Per
comprendere queste prescrizioni bisogna dunque calarsi in quel contesto e non
proiettare su di esse le nostre problematiche del XXI° secolo;
-
L'omosessualità intesa come identità personale particolare, è una categoria
che nasce nel XIX° secolo. Il testo biblico ne parla come un atto impuro fra i
tanti e lo stigmatizza all'interno delle varie abominazioni dalle quali Israele
si deve astenere. (Lv 20,13
[1])
-
Le diverse conoscenze biologiche del tempo fanno sì che nell'Israele di epoca
biblica non fosse concepibile l'idea di una sterilità maschile; il seme
maschile veniva, da solo, considerato responsabile dell'azione generativa. Il
"gettare il seme a terra" di Onan (Gn 38,9) viene quindi interpretato
per questo come rifiuto di dare una discendenza alla moglie del fratello e
quindi una trasgressione della legge del levirato (Dt 25,5-6
[2]).
- Rispetto al divorzio dobbiamo confrontarci con una cultura che prevede solo il
ripudio da parte maschile, e possibile solo in determinati e codificati casi.
All'interno quindi di una cultura nella quale la moglie "appartiene"
al marito (e in questo senso sono pensate le pene per gli adulteri) possiamo però
trovare delle norme che proteggono la donna (cfr. Deuteronomio 22, 25-29).
B.
I testi dell'Antico Testamento vanno interrogati sia per un interesse per quello
che ci dicono in quanto tali, sia per comprendere lo sfondo culturale sul quale
si collocano i testi del Nuovo Testamento, quali ad esempio alcune affermazioni
di Paolo che fanno riferimento alla categoria della purità (I Cor 6,12-8,13)
Un
eventuale documento sulla sessualità penso debba partire dall'Antico
Testamento, ma non può sicuramente sottrarsi da una riflessione che tenga conto
di entrambe le parti della nostra Bibbia.
Fatte
queste precisazioni penso si possano definire degli obiettivi principali :
1.
Attraverso un'esegesi di tutti i testi connessi con il tema della sessualità
possiamo mostrare i molteplici significati che i testi possono avere; questo,
non per trovare delle norme da rispettare secondo un approccio letteralistico,
ma per mettere in discussione le interpretazioni di testi più o meno conosciuti
sulle quali si sono basati coloro che hanno attuato una lunga prassi
discriminatoria nei confronti dei soggetti più deboli.
2.
In tal modo è possibile valorizzare testi meno conosciuti per recuperare un
visione della sessualità più profana e meno legata al sacro. Legame, quello
tra sessualità e sacro, evidenziato ancora oggi dal bisogno di molti di dare
una veste religiosa all'unione matrimoniale anziché privilegiane l'aspetto
civile (pensiamo, per esempio, al dibattito sull'unione di coppie omosessuali o
al numero di matrimoni religiosi con valore civile).
3.
In terzo luogo si potrà così approfondire la questione dell'alterità della
donna e dell'uomo in quanto creature create diverse in rapporto all'alterità di
Dio.
4.
Propongo alcune linee di riflessione che aiutino le chiese a sviluppare una
prassi ecclesiale rispetto alle domande poste all'inizio (liturgie di
benedizioni, matrimoni, ecc) e che interroghino la nostra personale visione
della sessualità.
I
testi sui quali sarebbe secondo me opportuno lavorare sono presenti in tutte e
tre le parti dell'Antico Testamento, in particolare:
-
Genesi 1-3, con particolare riferimento al racconto della creazione dell'uomo e
della donna e alla cacciata dal giardino dell'Eden.
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I testi legali di Lv 18-20; Dt 22-25; Es 20-22; Dt 5.
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I racconti che includono storie legate al tema della sessualità o alle leggi
citati in questi codici legali (ad esempio il ciclo di Giacobbe, Gn 38, Gd 19, i
racconti di nascite e di unioni dei figli dei patriarchi, il racconto di Sodoma
e Gomorra, ecc..)
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I numerosi testi profetici che utilizzano metafore sessuali-matrimoniali per
parlare del rapporto di Dio con Israele.
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Alcuni testi sapienziali come Proverbi 31
-
Il Cantico dei cantici
-
Altre narrazioni che ci propongono una particolare visione delle relazioni
all'interno di Israele (esempio il rapporto tra Davide e Gionata in 1Sam 18-19 e
2Sam 1,1ss.)
A
titolo di esempio vorrei proporre ora alcune riflessioni su tre di questi testi:
Gn
1-3.Questo testo è stato spesso nella storia utilizzato per fondare la
superiorità maschile e l'istituzione del vincolo matrimoniale (in alcuni casi
diventato sacramento). Su Gn 1,27
[3]
l’esegeta anglosassone Phillis Trible
[4] afferma invece che l'aver creato l'umanità a sua
immagine da parte di Dio e dire successivamente che
Li creò maschio e
femmina, sottolinea l'alterità di Dio rispetto alle creature e la loro
diversità. Non per questo siamo obbligati a sacralizzare l'unione di un uomo e
donna (come alcuni commentatori fanno in base a Gn 2,24
[5])
Vi è certamente un'analogia di relazione, ma non è detto che vi sia una
complementarietà
tra i due generi.
Il testo di Gn 2,24 viene interpretato come la descrizione del mistero
dell'attrazione tra uomo e donna: l'uomo lascerà il suo clan familiare e si
unirà a lei. Contrariamente alle leggi, inoltre, è l'uomo a spostarsi: anche
per questo è difficile vedere in questo testo qualche riferimento alle
prescrizioni sul matrimonio presenti nel Levitico e nel Deuteronomio. L'analisi
della narrazione utilizzata da Trible evidenzia inoltre come il culmine del
racconto della creazione giunga in Gn 2,23 quando viene creata la donna, e come
l'uomo, con le sue prime parole, esprima la soddisfazione per colei che Dio ha
creato, confermando l'essere della donna della stessa natura dell'uomo. Nel v.24
viene descritto ciò che avviene, cioè un atto sessuale: il punto nodale è
dato dal "sua" moglie che farebbe pensare ad un matrimonio
monogamico, o perlomeno ad una sorta di fidanzamento. Bisogna però notare il
carattere non legale di questo testo e quindi si può difficilmente pensare ad
una redazione posteriore che abbia voluto così istituire sin dalla creazione il
matrimonio monogamico. La situazione di Israele, inoltre, mostra molto
chiaramente un contesto dove è possibile avere più di una moglie. E' detto non
commettere adulterio, ma quasi tutte le norme del Levitico fanno riferimento
ad una situazione nella quale un uomo è sposato con più donne. Ci si può
limitare ad affermare, in modo più descrittivo, che all'interno della creazione
vige una relazione che non si espime attraverso una supremazia dell'uomo
(condizione invece espressa nel racconto della cacciata, in Gn 3,16
[6])
e che nell'ambito di questa relazione esiste un rapporto, che comporta anche una
dimensione sessuale, senza che questa relazione sia necessariamente collocata
all'interno del matrimonio così come lo concepiva Israele.
Il
libro del Cantico dei Cantici è un testo che descrive una relazione non
necessariamente matrimoniale tra un uomo e una donna. In CdC 8,2
[7],
ad esempio si narra dell’uomo
che
si introduce nella casa della madre della donna da parte dell'uomo,
situazione che certo non prevede il matrimonio. Anche se l'accettazione di
questo libro nel canone è stata
fortemente e lungamente contestata, possiamo basarci sulla
classica interpretazione allegorica di questo testo, che vede nel rapporto tra i
due giovani una figurazione del rapporto tra Dio e la sua sposa Israele. Coloro
che sostengono questa ipotesi lo fanno anche perché questa lettura darebbe
ragione dell'inserimento nel canone. Le debolezze di questa posizione sono
diverse:
-
la metafora di Israele come sposa di Dio è utilizzata di solito nei testi
profetici in negativo per parlare dell'infedeltà di Israele.
-
Dio non é citato nel libro, diversamente dai casi succitati.
-
Vi è nel testo un rapporto paritario che vede la donna attiva e passiva nel
dire e nell'agire tanto quanto l'uomo; anche questo elemento non rispecchia la
possibilità di una sua lettura allegorica
Se
accettiamo di valorizzare l'interpretazione del testo per la quale esso è
entrato a far parte del canone, allora
forse
si deve pensare alla volontà di inserire nella Bibbia ebraica un testo che
parla di amore profano tra due giovani,
una
sorta di commento al testo di Gn 2,24; l'amore e la sessualità come doni di Dio
alle creature. Interpretazione avvalorata anche da CdC 7,11
[8], che riutilizza la parola
"teshuka" (desiderio) presente altrove nell'AT solo in Gn 3,16
e Gn 4,7. Alcuni, come P. Trible, suggeriscono un'interpretazione che nel
termine "desiderio" (che in Gn 3,16 è della donna verso l'uomo il
quale dominerà su di lei come conseguenza della cacciata e in CdC 7,11
dell'uomo verso la donna) individuano la parola chiave attraverso la quale si può
operare un collegamento, una sorta di ristabilimento della parità tra uomo e
donna. Resta la proposta affascinante di leggere il Cantico come il dono di un
amore e una sessualità da vivere liberamente di fronte a Dio e nel rispetto
reciproco in una relazione che ci è data in promessa.
Il
testo di Lv 18,21-23
[9]
ci offre interessanti spunti per approfondire il rapporto tra sessualità, purità
e culto in Israele. E' possibile che in Israele ci fosse la concezione di un
legame tra l'idea di purità e il sangue sia umano che animale. La prescrizione
di non mangiare sangue, data dopo il diluvio (Gn 9,4) crea un legame tra sangue
e vita, intesa come dono di Dio e limite creaturale da non valicare. Le
complesse leggi presentate in questa sezione del libro del Levitico (cap. 18 e
20), sono precedute entrambe da un riferimento al culto di Moloc al quale il
Signore
non vuole che Israele si
conformi. La preoccupazione principale è di ordine cultuale e quindi di fedeltà
al primo comandamento. L'uccisione dei figli (questo era il tipo di sacrificio
previsto in alcuni casi) nati da culti che probabilmente prevedevano
l'accoppiamento con prostitute sacre è il peccato più grave che Israele possa
commettere. E' una linea di pensiero presente per esempio anche in Ez 20,30-31,
dove si allude probabilmente al bruciare i figli. Vi è quindi, alla base di
questi codici,
una preoccupazione
cultuale e non di precettistica morale.
La
collocazione del precetto contro l'omosessualità maschile (v.22) in questo
contesto ci dice alcune cose:
-
la purità è legata al "genuino", al suo significato primario di non
mescolato. Questo può spiegare sia il divieto di mescolare natura umana e
animale (v.23; 24-30), sia probabilmente anche quello contro l'omosessualità
maschile vista come un mescolamento di seme (elemento vitale) e feci (elemento
impuro). Questo spiegherebbe forse anche perché l'omosessualità femminile non
viene considerata come problema.
Questi
tre esempi, pur nella loro estrema parzialità, penso siano sufficienti a
mostrare come sia importante avere sia una pluralità di letture come
metodologia, sia la necessità, soprattutto in materia di sessualità, di non
fermarci ad una lettura che cerchi nella Bibbia una risposta normativa ai nostri
problemi contemporanei.
I
risultati di un'esegesi, magari più attenta di quella che vi ho brevemente
presentato, vanno comunque ricollocati all'interno delle nostre domande iniziali
e all'insieme del testo biblico, non limitandosi ai brani proposti.
Questo
è necessario per evitare risposte
normative che portino a delle chiusure e blocchino il dialogo e la riflessione,
risposte che in molti casi hanno portato ad imporre la nostra ideologia o quella
dominante sul testo biblico, rendendolo strumento e giustificazione di
oppressione anziché parola di liberazione.
Credo che la nascita
del gruppo
di lavoro
sull’omosessualità BMV (G.L.O.M.) nata inseguito all’Assemblea Sinodo 2000
sia un fatto molto positivo, che si inserisce in uno dei dibattiti più
scottanti sia all’interno delle nostre comunità, sia in ambito ecumenico.
Davide
Rostan (fonte www.refo.it)
[1]Se
uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna, ambedue
hanno commesso cosa abominevole; dovranno esser messi a morte; il loro
sangue ricadrà su loro
[2]Quando
dei fratelli staranno assieme, e uno di essi morirà senza lasciare figli,
la moglie del defunto non si mariterà fuori, con uno straniero; il suo
cognato verrà da lei e se la prenderà per moglie, compiendo così verso di
lei il suo dovere di cognato; e il primogenito che ella partorirà, succederà
al fratello defunto e ne porterà il nome, affinché questo nome non sia
estinto in Israele
[3]E
Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò
maschio e femmina
[4]Trible,
P., God and
the rethorical of sexuality
[5]Perciò
l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e
saranno una stessa carne
[6]Alla
donna disse: ‘Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della
tua gravidanza; con dolore partorirai figliuoli; i tuoi desideri si
volgeranno verso il tuo marito, e egli dominerà su te’
[7]Ti
condurrei, t’introdurrei in casa di mia madre, tu mi ammaestreresti, e io
ti darei da bere del vino aromatico, del succo del mio melograno
[8]Io
sono del mio amico, e verso me va il suo desiderio
[9]Non
darai dei tuoi figliuoli ad essere immolati a Moloc; e non profanerai il
nome del tuo Dio. Io sono l’Eterno. Non avrai con un uomo relazioni
carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole. Non
t’accoppierai con alcuna bestia per contaminarti con essa; e la donna non
si prostituirà ad una bestia: è una mostruosità. Non vi contaminate con
alcuna di queste cose; poiché con tutte queste cose si son contaminate le
nazioni che io sto per cacciare dinanzi a voi