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La versione moderna di un odio antico

Una delle dispute più ardue e controverse nel Cristianesimo è stata, e continua ad essere, quella tra omosessuali e Chiesa. Basta accendere il televisore e ascoltare uno qualsiasi dei tele-evangelizzatori o la predica locale domenicale, ed ecco il tema costante e rovente dell’immoralità e della peccaminosità insita nella popolazione gay e lesbica.

Questi messaggeri dell'amore di Dio sono decisamente soddisfatti nell’equiparare l'omosessuale agli assassini, agli adulteri, ai pedofili e anche peggio. Perché? Che cosa spinge a questo non solo i fondamentalisti di destra ma anche alcune fra le Chiese principali, come il Cattolicesimo romano? Da che cosa origina questa omofobia crudele e bigotta? La Bibbia, ovviamente, è la risposta fornita da questi pii, santi uomini e donne di Dio.

Il Testamento, sia Vecchio che Nuovo, è l'autorità addotta a giustificazione per la persecuzione, per la discriminazione e per l'eliminazione degli omosessuali.  E’ d’obbligo quindi un’analisi dei brani della Scrittura più spesso adoperati in tal senso. 

Seguendo la versione della “New American Bible”, cito dalla “Genesi”, capitolo 19. Questo passaggio, che descrive la distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, è il passo biblico principale citato ad esempio da chi condanna l'omosessualità. In questa versione, si sceglie di tradurre il termine chiave della frase con il vocabolo "intimità", nel passo:  "Portateli a noi così che possiamo avere intimità con loro".

Il termine nell'ebraico originale è "yadha" o "yada", che significa "conoscere". Questo termine si ritrova nell’antica Scrittura ebraica ben 943 volte ma è utilizzato per indicare l'attività sessuale solo circa 10-12 volte. Molti studiosi mettono in discussione il significato esatto di "yada" in questo contesto. Intendevano assalirli? Derubarli? Violentarli? Ma, se era sesso ciò che volevano, non sarebbe stato sesso consensuale quanto piuttosto violenza di gruppo.
Inoltre, il fatto che Lot volesse offrire le sue due figlie per placare la folla ci indica che costoro non erano uomini gay ma probabilmente eterosessuali, che impiegavano la violenza sessuale come strumento di dominazione, proprio come si fa in prigione.

In tutta la civiltà occidentale, si evidenzia che violentando un uomo, avviene una privazione totale della sua mascolinità, e lo si considera alla stessa stregua di una donna, il che è la peggior vergogna per un uomo. Frequentemente, i soldati hanno violentato non solo le donne degli sconfitti di una battaglia ma anche i soldati, completando così la disfatta.

E’ bene anche ricordare le leggi di ospitalità verso gli stranieri, che erano fondamentali in quei tempi nomadi. Molti ritengono che il peccato che distrusse Sodoma non fosse l’omosessualità ma il modo in cui gli abitanti della città avevano trattato i forestieri. Ma poiché l’ospitalità impone di dare il benvenuto a tutti gli stranieri che si incontrano, la Chiesa si trova in una posizione scomoda.

Molte chiese sono così impegnate a condannare le persone omosessuali e a ripudiarle dalla casa del Signore, che difficilmente ammetteranno che i peccati gravi degli abitanti di Sodoma furono l’inospitalità, l’abuso e l’offesa ai visitatori. 

Nel Libro dei Giudici 19:15-29, si riscontra un episodio estremamente simile alla storia di Sodoma. Ancora una volta, la gente della città dimostra mancanza di ospitalità e, soprattutto, avviene una violenza sessuale di gruppo.
Stavolta, una donna viene violentata e abusata tutta la notte, quando non si riesce a consegnare alla folla l’uomo scelto a questo scopo. A quando risale l’ultima notizia dei media su un gruppo di gay che violenta una donna per tutta la notte?

Se si guarda al Nuovo Testamento, Matteo 1:23-24, è evidente anche al più accanito omofobo che il peccato di Sodoma fu la mancata offerta di ospitalità, di conforto e riparo, come in Luca 10:5-12.

In Marco 7:10-11, Gesù parla di nuovo di ospitalità.
Oltre alle difficoltà di interpretazione di questo brano, si aggiungono i timori, i pregiudizi e i codici morali appartenenti al periodo di chi ha tradotto la Bibbia durante le varie epoche. Gli studiosi osservano inoltre che è solo dal 12° secolo che la vicenda di Sodoma è stata interpretata come inerente all'omosessualità. 

Inoltre, gli studiosi ci informano che la parola ebraica utilizzata per connotare sesso omosessuale o con animali è "shakhabh". Questo termine non appare nel brano. In Levitico 18:22, troviamo "Non giacerai con un maschio come con una donna; tale cosa è un abominio". In ebraico, la parola per abominio è "to’ebah", di solito riservata alla condanna dell’idolatria e non degli atti sessuali.

Gli studiosi ritengono che ciò che veniva qui condannato con "to'ebah", era la prostituzione nel tempio, diffusa all’epoca, e non i rapporti gay. Molti in quei giorni si diedero un gran da fare per condannare ed eliminare i prostituti di tempio, che erano sia uomini che donne. Un altro esempio sarebbe la parola "arsenokoitai".

In 1 Corinti 6:9-10 (traduzione della Revised Standard Version del 1952), "arsenokoitai" viene inteso come “omosessuali".

La Revised Standard Version del 1977 traduce questa parola come “pervertiti sessuali“. La Revised Standard Version del 1989 rende il termine con "sodomiti". In altre traduzioni il vocabolo ha indicato "omosessuali", "sodomiti", "pedofili", "pervertiti" o "persone dai costumi ignobili". 

Infine, la Nuova Bibbia Americana traduce "arsenokoitai" come "omosessuali praticanti"!  A questo punto, un testo del primo secolo riflette il magistero romano del ventesimo secolo, ossia essere omosessuale non è un peccato, ma essere “omosessuale praticante”... beh, certo, quello sì che viene condannato!

Un’altra delle parole rilevanti è il greco “malakoi", che è stato reso nelle varie epoche con "giovani impegnati in relazioni pederastiche", "gli effeminati", “ragazzi prostituti" e "femminucce".
Ma fino al ventesimo secolo, nel Cattolicesimo romano la parola ha significato "coloro che si masturbano". Via via che i pregiudizi cambiano, di pari passo cambia anche la traduzione biblica.

Molti dei passaggi in questione riguardano il Codice di Santità ebraico, che proibiva molte usanze e che è stato abbandonato dalla Chiesa del ventesimo secolo, con una sola eccezione: l’omosessualità.

Per l'autorità del Nuovo Testamento,S. Paolo viene ostentato, come un nuovo automezzo dei vigili del fuoco alla parata del 4 luglio (festa nazionale Usa, ndr). Paolo è uno dei primi padri fondatori della Chiesa Cristiana e come tale, le sue parole rivestono un gran peso; ma, come sostiene il Vescovo Spong, vescovo Episcopale del New Jersey: " Sono parole di Paolo, non di Dio". 

In Romani 1:26 - 27, si vede che Dio ha indotto uomini e donne a passioni vergognose. Questo atto era una punizione per l’idolatria e per non avere riconosciuto a Dio la Sua autorità. In tal modo, abbiamo Dio come il nesso causale di quegli atti che loro condannano! Ciò non ha senso.
Perché Dio indurrebbe uomini e donne ad atti che non erano nella loro natura, come loro punizione per non avere riconosciuto la Sua bontà?

Tutti i passaggi concernenti l’omosessualità vanno considerati nel contesto in cui furono scritti. Spong e altri suggeriscono che S. Paolo stesso potesse essere gay e che per odio verso se stesso non abbia legittimato l’essere omosessuali nella Scrittura, in modo tale che nessun gay potesse essere accettato.

Non sono sicuro di appoggiare tale tesi. Per il semplice fatto che da nessuna parte Gesù fa alcuna osservazione sulle persone gay. I suoi unici commenti di morale sessuale sono quelli che Lui indirizzò alla prostituta e all'adultera.
Se l'omosessualità fosse un peccato così grave, non sarebbe logico che Gesù ne parlasse almeno una volta? Invece, Gesù non fa alcun riferimento all'omosessualità.

Una ragione per cui le 12 tribù d'Israele potrebbero aver condannato l'attività omosessuale fu che essa non era in grado di procreare più Israeliti.
In un periodo in cui la guerra era sempre una possibile evenienza - e questo in realtà non è cambiato molto - era necessario un continuo apporto di nuovi guerrieri.

Davvero, allora, la Bibbia è soggetta all'interpretazione di chi la studia. Credo che la Bibbia sia la parola di Dio nella sua essenza intrinseca. Tuttavia, le mani e le menti imperfette degli uomini hanno filtrato questa essenza attraverso le epoche. Quanto alla natura degli uomini e delle donne omosessuali, ritengo che gli omosessuali siano creati a immagine di Dio.

In Genesi 1:26- 27, Dio afferma: "Creiamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza." Dio è un Dio che ama tutti, dunque non permetterebbe ai Suoi figli di "scegliere" l’omosessualità e di diventare quindi vittime per tutta la vita.
La somiglianza a Dio comprende neri, bianchi ed ogni tono di colore intermedio - maschio e femmina - e quindi perché non omosessuale e eterosessuale? Limiteremmo Dio nella Sua capacità di generare i Suoi figli solo a quello che l'uomo ritiene corretto?
Credo che l’omosessualità sia adesso, e lo è sempre stata, un fenomeno che avviene spontaneamente. San Tommaso d’Aquino, quando scrive del libero arbitrio dell’uomo, sostiene: "Quando la pecora vede un lupo, lo giudica un essere da evitare, secondo un giudizio naturale e non libero, perché la pecora non giudica con la ragione, ma per istinto naturale”.

Allo stesso modo, credo che i gay siano attratti gli uni verso gli altri per istinto naturale. La capacità di amare, di rispettarsi l’un l’altro e di costruire una vita insieme non è limitata solo agli eterosessuali.

Ritengo un obbligo morale che la comunità gay e lesbica sia assistita spiritualmente. Come può essere giusto negare l'amore e l'accettazione del Signore a coloro che sono diversi dalla maggioranza? Certamente, gli antichi Ebrei hanno giudicato Gesù un estremista e come qualcuno che era diverso. Gesù non ha forse camminato fra i reietti del suo tempo, diffondendo la buona novella e accettandoli nell'amore?

Se non vi è alcun fondamento per escludere le persone gay dalla Chiesa, come si può permettere ciò? Quanto dolore e disperazione si devono causare in nome dell’ "amore perfetto", prima di gridare: "Basta!"? Perché i bigotti moralisti fra noi devono sgolarsi e accanirsi su qualcosa di cui non sanno nulla?

Queste “autorità morali" della Chiesa, come possono esser così sicure che le persone gay debbano essere condannate per ciò che sono, e come possono considerare tale condanna moralmente giusta?

Come può la Chiesa Cattolica Romana condannare l'uso dei preservativi quando il tasso di natalità è esploso nei paesi del Terzo mondo, aggiungendosi a una popolazione già sovraccarica?
Come può il Vaticano condannare l'uso del profilattico in un'era in cui l’AIDS minaccia l'intera umanità? Non è il controllo delle nascite che dovrebbero condannare; è il peccato di dare alla luce dei bambini che non possono essere nutriti, istruiti e ai quali non si può garantire una vita rispettabile, il peccato da condannare.

Continuo a essere stupefatto da come siamo ossessionati come Chiesa sulla questione della sessualità, per non parlare poi dell'omosessualità. Durante tutte le epoche, troviamo uomini pii e devoti che condannano l'omosessuale e che predicano, sostenuti da una certa dottrina, che sono nel giusto. Rifiuto questi insegnamenti. Si deve essere gay, per comprendere profondamente che cosa significa esserlo e che cosa significa vivere da persona tale.

Non tutte le relazioni sessuali gay sono di per sé positive; non lo sono nemmeno tutte le relazioni eterosessuali. Entrambi i tipi di relazione sessuale possono essere vissuti in modo errato. Ma per molti, la maturazione sessuale conduce spontaneamente a un compagno di vita che è l'ideale cui tutti dovrebbero tendere.

Se accettiamo la premessa di base che proveniamo da Dio, allora la nostra natura intrinseca è buona. Rifiuto di credere che Nostro Signore rinneghi relazioni omosessuali basate su amore e affetto - sessuali e non, dato che è possibile amare profondamente un amico senza che il sesso faccia parte del rapporto -.

Alcuni pastori consigliano ai loro fedeli omosessuali di rimanere asessuati - di non avere attività sessuale -, questa è la risposta! Rifiuto anche questa impostazione. La gioia del sesso e l'intimità che esso porta all'interno di una relazione possono essere un aspetto molto appagante di quel rapporto.

Indubbiamente, Dio non vorrebbe negarci la gioia che questo dono può portare, solo perché siamo gay. Sarebbe come portare un bambino in una fabbrica di caramelle e imporgli di non toccarne nemmeno una!
Allo stesso modo, non permettere a due persone, che hanno una relazione, di donarsi vicendevolmente quello che hanno di più personale, è sciocco. Soltanto chi è celibe a vita potrebbe imporre una tale rinuncia senza rendersi conto del sacrificio che pretende.

Credo che le persone gay abbiano lo stesso diritto degli eterosessuali, di avvicinarsi alla casa del Signore e ai sacramenti. Una parrocchia basata veramente sul Vangelo non escluderebbe nessuno. Al contrario, dovrebbe riflettere un vasto spettro della comunità, in cui tutti i sacramenti sono accessibili alla comunità gay.

Il dibattito attuale sul matrimonio gay mi rattrista e al contempo mi diverte. Per anni, la società eterosessuale ha condannato le persone omosessuali perché promiscue. Ora, lottano come dannati per impedire a due uomini o a due donne omosessuali di impegnarsi a vita l’uno verso l’altro.

In una società ideale l'unione gay dovrebbe essere garantita. Ma poiché non siamo una società ideale, io sono a favore di questi matrimoni e provo una grande gioia nel celebrarli.

Durante i secoli, la Chiesa ha ferito centinaia di migliaia di persone gay e lesbiche. Basta! Si riscontra che il 30 per cento dei giovani che si tolgono la vita, lo fa a causa del proprio orientamento sessuale. Basta!

L'amore e l'accoglienza di Dio devono essere offerti a tutti. Il pregiudizio e l'odio della corrente cristiana di destra vanno rifiutati e combattuti. Chi agisce in tal modo per ignoranza deve essere formato e istruito.

In conclusione, trovo conforto nel leggere Matteo 5:1 0 "Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli”. Invito tutte le Chiese ad accettare e amare i loro membri gay e lesbiche, e a smettere di negare a questi fedeli l'amore di Dio: non spetta alle Chiese negarlo.
Bruce J. Simpson
fonte:  tratte da Genre Magazine - Giugno 1999, tradotto da Tommaso