Il battesimo di Gesù
In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Matteo 3, 13-17).
Il battesimo di Gesù è un episodio altamente simbolico, così com’è narrato da Matteo: il suo senso va molto al di là di un fatto verosimilmente accaduto.
Il contesto
La lettura dei capitoli 3 e 4 è facile, la comprensione immediata: i fatti narrati sono lineari, semplici da capire. Ma se li consideriamo, come in realtà sono, costruzioni postume ad opera di catechisti e predicatori delle prime comunità, allora mi sembra che la ragione fondamentale da indagare sia il desiderio di mettere Gesù al centro della vicenda storica del loro mondo, attraverso, anche, una lettura simbolica, teologicamente discutibile, della figura di quell’ebreo che andava in giro a predicare cambiamento di vita (conversione) e coerenza e amore, accompagnando le parole con gesti di amore, di cura, di accoglienza… senza limiti né riserve, dopo che qualcuno (donne, soprattutto, come quella siro-fenicia delle briciole per i cagnolini) l’ha aiutato a capire che la cultura patriarcale in cui si era formato continuava a condizionarlo.
Il battesimo di Giovanni era una cosa seria. Egli era riconosciuto e seguito: accorrevano a lui non “da” Gerusalemme, ma “Gerusalemme e tutta la Giudea e tutta la regione intorno al Giordano” (3,5). Quel battesimo era il segno esteriore, quindi pubblico, quindi “politico”, della scelta personale di cambiare vita, di diventare “albero che fa buon frutto” (3,10). Anche “molti farisei e sadducei” (3,7) vanno per farsi battezzare ed offrono così a Giovanni l’occasione di esplicitare con chiarezza in che cosa consista la conversione: nel “fare un frutto degno della penitenza” (3,8). Continua a leggere